
Salini ha fatto il primo passo, ma Gavio, secondo alcuni rumors raccolti da Affaritaliani.it, è pronto a rilanciare. Dopo un anno e mezzo di contesa (con tanto di accuse giudiziarie), è iniziata la battaglia finale per il controllo di Impregilo.
La prima mossa è stata del costruttore romano Salini. Il gruppo capitolino ha lanciato un'offerta pubblica di acquisto a 4 euro per azione, per un valore complessivo di 1,1 miliardi di euro. Salini, pur essendo il secondo azionista (per pochi decimali alle spalle di Igli), lo scorso luglio ha ottenuto il controllo del Cda nel corso di un'agitata assemblea grazie all'appoggio del fondo Amber. Resta però quella sostanziosa minoranza rappresentata da Igli.
L'Opa ha come obiettivo ultimo quello di fondere Salini e Impregilo. Ma, prima, è l'arma con cui regolare i conti con i Gavio e dribblare un eventuale intervento dei giudici.
Igli sarà disposta a cedere la quota del 29,9% di cui è in possesso e lasciare il gioiello di famiglia all'arcirivale? Secondo quanto appreso da Affaritalini.it, Gavio sarebbe pronto a rilanciare con una contro-Opa. I problemi non mancano, a partire dall'onerosità dell'esborso. Dalla sua parte, Salini ha già dalla sua parte i finanziamenti di Natixis e Banca Imi (gruppo Intesa-Sanpaolo) e la consulenza di Rothschild. Non ci sono notizie chiare, invece, sul possibile finanziatore di Igli. Difficile non pensare a Mediobanca. Il suo fondatore, Enrico Cuccia e il suo successore, Vincenzo Maranghi, sono stati fondamentali per il salto di qualità della famiglia Gavio, assicurando il loro sostegno in operazioni pesanti come le acquisizioni della Torino-Milano e dell'impresa di costruzioni Grassetto. Un rapporto mai interrotto quello fra Piazzetta Cuccia e Tortona. Resta da capire, però, se, dopo le scottature rimediate da Nagel nell'affaire Ligresti, la merchant bank milanese non abbia inaugurato un nuovo corso fondato sulla cautela e decida di non imbattersi in un'operazione che potrebbe appesantire le casse dell'istituto.
Nonostante il lungo braccio di ferro, i due avversari avevano temporeggiato su una dispendiosa offerta pubblica di acquisto. Il nuovo anno si è aperto però con un'operazione che ha riempito le casse di Impregilo. Grazie alla vendita del 19% della brasiliana Ecorodovias, il general contractor ha "messo da parte" 800 milioni. Una liquidità che ha probabilmente convinto Salini a lanciare l'assalto finale. In un certo senso, i costruttori romani giocano d'anticipo.
La famiglia Gavio, dopo essersi visto sfilare il controllo del Cda a causa dell'appoggio di Amber ai rivali, ha tentato di percorrere tutte le vie, comprese quelle legali. Pietro Salini e, tra glia altri, Umberto Mosetti (uomo di Amber in Italia) sono sotto indagine per aggiotaggio, con il sospetto di un patto occulto tra soci. Se i magistrati dovessero confermare questo sospetto, potrebbero obbligare Salini all'Opa. Non ce ne sarà bisogno. Uscita dall'assemblea e dal Cda e approdata a Piazza Affari, la battaglia finale per il controllo di Impregilo infiamma il titolo, che dopo la campanella d'avvio guadagna il 4,21%, oltrepassando la soglia dei 4 euro per azione.