Pirelli-ChemChina: c'è la firma. Opa a 15 €. La sede rimane in Italia
China National Ture & Rubber (Cnrc) controllata della cinese ChemCina, Camfin e gli azionisti di Camfin hanno firmato un accordo vincolante per una partnership industriale di lungo termine relativa a Pirelli & C Spa. E' quanto si apprende da un comunicato Camfin.
''L'accordo con ChemChina ''rappresenta una grande opportunità per Pirelli. L'approccio al business e la visione strategica di Cnrc garantiscono lo sviluppo e la stabilità di Pirelli''. Lo afferma il presidente del gruppo italiano Marco Tronchetti Provera.
L'operazione prevede la nomina del Presidente da parte di CNRC e la permanenza di Marco Tronchetti Provera quale Ceo di Pirelli. Sede e know-how di Pirelli saranno mantenuti in Italia: previste maggioranze rafforzate per autorizzare lo spostamento dell'Headquarters e il trasferimento a terzi del know-how Pirelli.
La società di nuova costituzione Bidco che acquisterà da Camfin le azioni Pirelli lancerà un'Opa a 15 euro per azione sia sulle ordinarie sia sulle risparmio con l'obiettivo di togliere il titolo da Piazza Affari. Il completamento del riassetto che porterà Pirelli sotto l'ombrello cinese è previsto la prossima estate. Lo si legge in una nota.
Dopo una lunga giornata di riunioni tecniche il Cda di Camfin si è riunito in serata per il via libera definitivo all'accordo con cui trasferirà il 26,2% di Pirelli alla newco in cui il gruppo di Haidian avrà il 65% e il 35% sarà di Nefgarant (Rosneft) e Coinv (Tronchetti Provera e storici alleati, Unicredit e Intesa Sanpaolo). ''L'accordo rappresenta una grande opportunità per Pirelli. L'approccio al business e la visione strategica di Cnrc garantiscono lo sviluppo e la stabilità di Pirelli'', afferma il presidente Marco Tronchetti Provera.
Sarà il veicolo Bidco lanciare un'offerta pubblica di acquisto Opa totalitaria a 15 euro sulle azioni Pirelli e a cose fatte avrà maggioranza del capitale della Bicocca, tra il 51 ed il 65% a seconda di come andrà l'offerta pubblica mentre il titolo sarà scambiato in Piazza Affari fino al momento del ritiro. Soprattutto, in base ad un preciso accordo modificabile solo dal 90% dei voti in assemblea, sede e centro di ricerca rimarranno in Italia.
In questo modo Pirelli potrà dividersi in due, separando la produzione di pneumatici per auto e moto (Tyre) da quella per i veicoli pesanti (Truck), destinata a sua volta a combinarsi con Aeolus Tyre (ChemChina), per diventare il quarto produttore mondiale di gomme per camion. Pirelli Tyre, invece, potrebbe tornare in Borsa entro quattro anni più snella di prima, ma il condizionale in questo caso è d'obbligo. Il meccanismo complicato messo a punto nelle ultime 24 ore da una squadra di consulenti finanziari e legali, affiancati da traduttori in russo e cinese, prevede il ritiro dalla Borsa proprio per velocizzare i tempi del riassetto industriale, che caratterizzava la strategia di Tronchetti Provera già prima dell'operazione, ma i tempi del delisting non sono certi.
All'appello manca il parere dei titolari del 22,59% di Pirelli che finora hanno seguito la vicenda soltanto leggendo i giornali. Si tratta dei fondi Fil Limited ed Harbor International, rispettivamente con il 2 ed il 5,06%, di Edizione (famiglia Benetton) con il 4,6%, dei Malacalza (6,98%) e di Mediobanca (3,95%). Finora solo la famiglia Malacalza ha dato un primo segnale manifestando l'intenzione di non aderire subito all'offerta. Il gruppo ligure infatti potrebbe fare perno anche su un potenziale potere di veto sul ritiro dalla Borsa, dato dal 6,98% in suo possesso, mentre i Benetton stanno a guardare. Nel novembre 2013 avevano piazzato un bond 'equity linked' da 200 milioni di euro, rimborsabile con il 3% di Pirelli ad un valore di conversione di 13,85 euro, proprio per avviare una strategia d'uscita da un investimento di natura prettamente finanziaria. Sulla carta i 15 euro dell'Opa sono un prezzo conveniente, ma il mercato ha già fatto capire di aspettarsi qualcosa in più, come indica la chiusura a 15,23 euro di venerdì scorso.