Il professor Monti ama il fioretto. Lasciata la veste di tecnico e indossati gli abiti del politico, non ha abbandonato le armi leggere. Preferisce la lama alla clava. Tagliente e ironico, Monti maschera con aria da tea break una sottile perfidia. Lo ha fatto anche oggi dicendo che “Berlusconi ha dimostrato una certa volatilità di giudizio”. E non solo su “vicende politiche” ma anche “personali”.
Berlusconi sarebbe quindi un “volatile” e non certo perché capace di librarsi nel cielo. Ben più terreni sono i riferimenti del Professore. Prima di tutto c’è quello all’economia: i mercati volatili, soggetti a sbalzi frequenti, non sono quello di cui l’Italia ha bisogno. Ma il giudizio di Monti non è solo tecnico: volatile, sancisce il dizionario, è persona “labile, evanescente, effimera”. Troppo leggero, il Cavaliere. Per rimanere ad ali spiegate, si direbbe che Berlusconi è affidabile quanto un uccel di bosco. Se la considerazione fosse solo politica, nulla di nuovo. Ma Monti il sottile, uno che pesa le parole anche quando legge un discorso scritto, induce a riflettere anche sulle citate “vicende personali” di Silvio. Se attribuissimo al Professore riferimenti letterari, si potrebbe pensare alla “volatile dea” che, secondo Parini, altro non è che la “fama”. Il sospetto porta però a distogliere l’attenzione dalle altezze poetiche per rivolgere il pensiero a ben più bassi istinti. Quelli per i quali il Cavaliere è celebre. D’altronde il gergo ornitologico, dal gentile “volatile” a meno aggraziati pennuti, è campo ampiamente battuto per creare metafore più avvezze alla camera da letto che a quella dei deputati.
Paolo Fiore