

Nonostante la mega cura da cavallo annunciata dai vertici di Rcs Mediagroup alle rappresentanze sindacali interne e confermata alla Consob, il titolo Rcs non decolla in Borsa.
Anzi, l'andamento delle azioni è fortemente negativo: il titolo Rc, dopoa aver chiuso ieri in calo del 3,24%, cede l'1%, il che sta a significare che sul mercato è prevalso maggiormente l'effetto annuncio dei tagli più forti del previsto. Sforbiciata determinata, oltre che dall'andamento delle perdite, anche dal calo della pubblicità nella prima parte dell'anno, calo che condiziona pesantemente il business.
Secondo quanto hanno spiegato alcuni analisti finanziari ad Affaritaliani.it, fra gli investitori c'è anche qualche perplessità sull'efficacia delle strategie di Pietro Scott Jovane (amministratore delegato, nella foto sotto), misure che per qualcuno non saranno in grado di impattare immediatamente sull'andamento del bilancio e sul ritorno alla redditività da parte del gruppo editoriale: su alcune parti del nuovo piano industriale, come la cessione di alcuni asset non core (il capitolo immobili), si preannuncia infatti una forte battaglia con il corpo redazionale del Corriere della Sera. Battaglia che rende incerto l'esito della vendita. In più, spiegano ancora gli esperti, gli operatori sarebbero in attesa di conoscere le cifre esatte dell'aumento di capitale per valutare eventuali acquisti sul titolo dopo che la ricapitalizzazione avrà rimescolato i pesi all'interno dell'azionariato forte.

Secondo alcune indiscrezioni, infatti, alcuni soci del patto di sindacato (Pesenti in primis, che con Italmobiliare che ha in mano il 7,4% del capitale, Mittel - l'1,2% - e Generali - il 3,7%) che controlla con oltre due terzi del monte azioni il gruppo che edita il CorSera potrebbero non aderire alla mega iniezione di risorse fresche. Iniezione che per legge, per ricostituire il capitale dopo le perdite, deve essere di almeno 400 milioni di euro. Ma l'entità della ricapitalizzazione potrebbe essere maggiore (fino a 800 milioni di euro), visto che a fine settembre il gruppo Rcs presentava una posizione finanziaria netta negativa per 875,6 milioni di euro e a fine 2013 scadrà la linea di credito fino a un miliardo concessa da un pool bancario capitanato da Intesa-Sanpaolo (azionista col 4,9%), istituto che assieme a UniCredit, Mediobanca e Ubi curerà anche l'operazione. In più, la riuscita del rafforzamento patrimoniale dipenderà anche, come detto sopra, dalla riuscita delle cessioni sulla parte immobiliare il cui esito non è ancora scontato.
A Piazza Affari, dunque, dove il flottante è minimo (fuori patto ci sono anche i corposi pacchetti dei big Rotelli, Della Valle e Benetton), le bocce sono ferme. Difficile che il consiglio di amministrazione di oggi alzi il velo sulle cifre dell'aumento visto che la riunione è solo informativa e il gruppo ha più volte annunciato che la parte finanziaria di sostegno al piano industriale verrà comunicata al mercato a marzo. Intanto, i giornalisti del Corriere della Sera sono in agitazione, avendo annunciato con un comunicato del Cdr un "pacchetto di 10 giorni di sciopero da gestire nei prossimi giorni in funzione del negoziato che si aprirà con l'azienda".
Infine, anche la Consob è intervenuta sull'argomento e i vertici Rcs hanno confermato all'authority di "aver incontrato i sindacati per un primo tavolo di informazione e confronto in merito al piano per lo sviluppo
2013-2015, piano che prevede azioni di efficienza, tra cui la cessione, o chiusura, di alcune testate periodiche e le significative riduzioni dell'organico in Italia e Spagna, tra cui quelle oggi quantificate in circa 800 unità, da definirsi durante le negoziazioni sindacali".