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Economia
Recovery, Conte ai sindacati: "+3% di Pil". Allarme Moody’s sul mini-governo

Mentre sale il rischio della bocciatura in Senato post-inchiesta Udc per il ministro Alfonso Bonafede che presenterà mercoledì 27 gennaio  la relazione sullo stato della Giustizia, il premier Giuseppe Conte cerca di riprendere in mano l'agenda di governo, aprendo il confronto con le parti sociali e le categorie produttive sul Recovery Plan, dopo aver inviato il Pnnr (elaborato fra le polemiche di Italia Viva dall'esecutivo) alle Camere. 

In un videocollegamento, Conte ha incontrato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri, un incontro a cui hanno partecipato anche i ministri dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, e in videocollegamento i ministri dell'Economia, Roberto Gualtieri, del Lavoro, Nunzia Catalfo, e del Sud, Giuseppe Provenzano.

"Oggi inizia il confronto con le parti sociali. Un confronto che vogliamo intenso e costruttivo. Abbiamo affinato la visione strategica del Recovery Fund. Dobbiamo liberare il potenziale della crescita economica e rafforzare la coesione sociale", ha esordito il premier presentando il Pnnr, dopo aver ringraziati le sigle per "il contributo che avete dato al paese in questi mesi difficili, rinunciando anche alla vostre legittime rivendicazioni". 

"Questo piano - ha aggiunto poi - deve servirci a liberare il potenziale di crescita dell'economia, a dare impulso alla produttività e all'occupazione. E lo dobbiamo fare aumentando la capacità del nostro Paese di affrontare queste sfide e le trasformazioni in atto che riguardano anche le modalità organizzative del mondo del lavoro".

"Con il Recovery ci sarà una crescita significativa del Pil ma anche degli indici di benessere. Contiamo di avere un impatto positivo per una crescita di almeno tre punti percentuali in più nel 2026 rispetto a quella già prevista", ha spiegato il numero uno di Palazzo Chigi, secondo quanto hanno riferito i partecipanti sindacali. "Ora vogliamo un confronto intenso e costruttivo" e il contributo dei sindacati sarà "valorizzato, perche' - ha detto il premier - questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto".

Il tempo, visti anche i richiami che arrivano dall'Europa (l'ultimo giovedì dalla presidente della Bce Christine Lagarde), è stretto. "C'e' un confronto operativo e serrato per rispettare rigorosamente i tempi per la finalizzazione degli interventi e l'attuazione concreta del piano", ha spiegato infatti poi il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, prendendo la parola dopo Conte. 

"I progetti devono essere rapidamente declinati in una scansione temporale di investimenti, target e obiettivi da raggiungere. Le risorse arriveranno dalla Commissione man mano che gli obiettivi saranno raggiunti", ha spiegato ancora Gualtieri ai sindacati, con un doppio test da superare: il primo di eleggibilità dei progetti, che devono quindi essere credibili e realistici negli obiettivi; il secondo, relativo alla scansione in tempi e tappe molto precisi dei progetti stessi per rispettare la tempistica concordata con la Commissione, basata sul raggiungimento degli obiettiv"i.

Gualtieri ha ribadito, dunque, che "serve essere rigorosi, sia nella precisione della realizzazione dei progetti, sia nell'attuazione del piano. Un processo al quale devono partecipare anche le forze della societa' civile, sociali e produttive, con un grande sforzo collettivo di tutte le forze sane del Paese".

"Il confronto con le forze sociali e imprenditoriali -ha aggiunto il numero uno del Tesoro - deve essere di grande aiuto per arricchire il piano. Per esempio nella componente relativa alla digitalizzazione e innovazione ma anche al sostegno al comparto produttivo industriale, abbiamo anche introdotto uno stanziamento di due miliardi che vogliamo utilizzare con un meccanismo a leva per sostenere il rilancio delle filiere produttive. L'idea su come articolare questo fondo sulle filiere produttive è ancora da affinare e la vorremmo affrontare in questo confronto con le forze produttive e sociali". 

Per Gualtieri il "Recovery Plan prevede un fortissimo impegno per il Sud, a complementare alla fiscalità di vantaggio introdotta con l'ultima Legge di Bilancio. Il piano delinea una strategia di rilancio del Mezzogiorno senza uguali, incardinato su una mole di investimenti straordinaria sulle infrastrutture e misure complementari volte a compensare il gap di produttività. Complessivamente è il più massiccio piano messo in campo per il rilancio del Mezzogiorno che la storia della Repubblica ricordi da decenni a questa parte". 

Infine, il titolare del Mef si è detto "fiducioso" che alla fine del percorso l'Italia sarà in grado di presentare in Europa un piano molto significativo con un impatto trasformativo in grado di colmare i gap infrastrutturali lungo tre assi verticali, digitalizzazione e innovazione, sostenibilita' sociale e ambientale, equita' e coesione sociale, e con tre grandi priorita' trasversali: equita' di genere, sostegno ai giovani e riequilibrio territoriale, a partire il Mezzogiorno.

Nel corso dell'incontro, secondo quanto riferiscono, Gualtieri ha riferito che l'Italia e' entrata nel Gruppo dei 15 paesi che hanno presentato una bozza del Piano e ora serve un doppio lavoro: un rigoroso confronto con la Commissione europea e una condivisione con il Paese. Il ministro ha ricordato che il piano prevede il 70% delle risorse destinato a investimenti, con le risorse aggiuntive dei Pon e in connessione con la manovra: complessivamente, usando un parametro come quello adottato dalla Francia - è stato il suo ragionamento - stiamo delineando un intervento da 300 miliardi nei prossimi sei anni. 

Un intervento su cui però sta calando l'ombra della fragilità politica del governo. Mentre il premier è anche alla ricerca dei cosiddetti responsabili per puntellare i voti in Senato e lo spread Btp-Bund sale per lì'instabilità in un report ad hoc sulla situazione politica Italiana., gli analisti di Moody's hanno sentenziato che "una maggioranza più fragile intensifica le sfide post-pandemiche", sfide già "ardue come "garantire l'assorbimento efficace e tempestivo del Recovery Fund dell'Ue, fondamentale per migliorare il basso potenziale di crescita dell'Italia".

Moodys ha puntualizzato però che le elezioni anticipate "non sono nell'interesse di nessun partner della coalizione perchè la riforma istituzionale approvata lo scorso anno, che riduce il numero di seggi in Parlamento alle prossime elezioni, comporta che alcuni partiti perderanno inevitabilmente i loro seggi". Inoltre per gli esperti dai sondaggi emerge anche che l'equilibrio di potere tra i partiti in Parlamento sarebbe ben diverso da quello attuale se le elezioni si tenessero oggi.

Inoltre c'è una finestra molto stretta durante la quale si potrebbero indire le elezioni in quanto non si puo' procedere con il voto nel semestre che precede la scelta del nuovo presidente, che deve avvenire all'inizio del 2022. Infine, indire elezioni durante una pandemia sarebbe logisticamente impegnativo. Comunque sia per Moody's è probabile che il governo debba affrontare ulteriori sfide in materia di governance e assegnazione dei fondi Ue per la ripresa dalla pandemia, temi che sono stati il catalizzatore della recente instabilità politica. 

 

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