Economia
Ma quale deficit/Pil, focus sulla scuola. Wef e Harvard: solo così si salva l'economia
Ma quali sono le “riforme chiave” da varare per evitare un simile scenario da Medioevo prossimo venturo? Gli intervistati del sondaggio di Harvard, nel complesso meno negativi degli scorsi anni grazie al rafforzarsi (in America) della ripresa hanno segnalato guadagni relativamente modesti in aree che pongono alcune delle sfide più difficili, “come il sistema fiscale, il sistema di istruzione (inteso sia in termini di qualità dell’istruzione sia di adeguatezza delle competenze professionali, ndr), il sistema politico e i regolamenti” segnalano i ricercatori, mentre punti di forza sono individuati “in aspetti che influenzano il successo aziendale, come la qualità della gestione, la vitalità dei mercati dei capitali e le capacità innovative delle aziende”.
Risultati che non sono molto dissimili da quelli emersi dal Global Competitiveness Report 2014-2015 del World Economic Forum presentato a inizio mese e nel quale l’Italia è rimasta nelle posizioni di coda della classifica (49esima su 144 paesi) evidenziando punti di debolezza su fondamentali come il funzionamento delle istituzioni (106esima su 144 paesi), la ridotta efficienza del mercato del lavoro (136esima) e la pressione fiscale (134esima), oltre naturalmente alla criticità dell’attuale scenario macroeconomico (108ava). Tra i punti di forza del Bel Paese, per i manager che hanno partecipato al sondaggio (curato per la parte italiana dalla Divisione Ricerche di Sda Bocconi), vi sarebbero la sofisticatezza del business (25esima) e le dimensioni del mercato locale (12esima).
Morale della favola: ha ragione Matteo Renzi quando chiede flessibilità rispetto ad una politica unicamente incentrata sul rigore economico e a richieste di riforme che hanno una matrice più ragionieristica/contabile che strategica, ma occorre stare attenti. Le riforme “strutturali” devono effettivamente riguardare l’istruzione, la giustizia, la pubblica amministrazione. Ma non basta assumere qualche migliaio di insegnanti precari, ridurre le ferie dei magistrati di alcuni giorni l’anno, ristrutturare qualche centinaia di istituti pubblici e “alleggerire” il carico di incombenze burocratiche che gravano su chi prova a fare impresa in Italia. Oltre a quelli che il World Economic Forum definisce i “requisiti di base” (la qualità dell’istituzione, le infrastrutture, ma anche l’ambiente macroeconomico, la sanità e l’istruzione di base) occorre rafforzare gli “stimolatori dell’efficienza” (alta formazione, efficienza dei mercati dei beni, efficienza del mercato del lavoro, sviluppo del mercato finanziario, sviluppo tecnologico, dimensioni del mercato) e soprattutto i “fattori di innovazione e sofisticatezza” (sofisticatezza del business e innovazione a tutto campo).