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Economia
Il caso delle spie a Roma danno pesante per l'agricoltura
(fonte IPA)

Il caso di spionaggio scoperto a Roma, e tutte le sue naturali conseguenze a livello diplomatico, rischiano di aggravare lo scontro con la Russia che è già costato all’agroalimentare Made in Italy 200 milioni di euro in media all’anno per mancate esportazioni, a causa dell’embargo deciso da Putin, che tuttora colpisce una importante lista di prodotti europei con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, come ritorsione alle sanzioni dell’Unione Europea. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti presentata in occasione del Summit con il Governo al centro congressi organizzato con Filiera Italia Rospigliosi a Roma, in riferimento all’operazione di spionaggio militare che ha portato all’arresto di un ufficiale della marina italiana e all’espulsione di due funzionari militari russi.

L’agroalimentare – spiega la Coldiretti – è l’unico settore tuttora colpito direttamente dall’embargo deciso dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 per la crisi in Ucraina e più volte rinnovato che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura.

La cosa è ancora più preoccupante, se si pensa che nel 2020, malgrado la pandemia, si è registrato un nuovo record per l’export agroalimentare, come certificato dai dati Istat: 46,1 miliardi di euro di cui 39,1 miliardi di prodotti alimentari, bevande e tabacco, in crescita del +1,9% sul 2019, e 6,9 miliardi di euro di prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, in crescita dello +0,7%. Dato che ha mitigato in parte i cali derivanti dalle chiusure dell’Horeca ( che sono costati circa 4,1 miliardi di euro al settore). Nel complesso, infatti, l’export totale dell’Italia, nel 2020, ha accusato una flessione del -9,7%, mentre l’agroalimentare ha appunto rappresentato l’unica voce in crescita oltre al farmaceutico (+3,8%), confermandosi pilastro economico, sociale ed occupazionale del Belpaese (nel complesso vale oltre il 10% delle esportazioni complessive pari a 433,5 miliardi di euro).

Secondo i dati Ismea solo export verso Spagna e appunto Russia hanno avuto un andamento negativo. La crisi diplomatica non potrà perciò peggiorare il quadro già piuttosto compromesso, verso un importante di sbocco dei prodotti Made in Italy. Basti pensare che nel 2013 anno prima dell embargo commerciale europeo contro la Russia, l’export italiano aveva sfiorato il +10% con quasi 2 miliardi di euro di controvalore. Nel 2019 il nostro paese era comunque ancora il settimo paese nella classifica dei principali esportatori nella federazione Russa, con quasi 1 miliardi di euro di controvalore.

Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge, come afferma la Coldiretti – la beffa della diffusione sul mercato di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy realizzati in Russia (Parmesan, mozzarella, robiola, ecc) o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano, Parmesan e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina. Il danno – conclude la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.

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