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Esteri
Boom di sbarchi dalla rotta tunisina. “Colpo di Stato” porta 15.000 migranti

In Tunisia è il caos e presto l’effetto del colpo di mano di domenica potrebbe riversarsi sulle nostre coste, dando benzina ai trafficanti di esseri umani.

La situazione sta facendo saltare i negoziati stipulati dai ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio con il governo nell’agosto 2020. Poco dopo la visita, la stampa aveva annunciato lo stanziamento di 11 milioni di euro a favore della Tunisia per “rafforzare il controllo delle frontiere”. La Tunisia è il Paese da cui arrivano più migranti: nel 2021 4.532. Ma il boom complessivo di tutti gli sbarchi è nel 2021. 24.622 nel 2021. Nel 2020 erano meno della metà: 9.773. Nel 2019 3.302.

 

“Quello che sta accadendo evidenzia che c’è una forte spinta sulla rotta tunisina”, ha raccontato in queste ore il sindaco di Lampedusa Totò Martello, in prima linea sull’isola siciliana. “Una spinta che deve essere valutata con la massima attenzione dal governo Italiano e dalle istituzioni Europee, prima che la situazione possa subire impennate improvvise. Nelle ultime 24 ore (dal 25 luglio, ndr) a Lampedusa ci sono stati 28 sbarchi, il Centro di accoglienza dell’isola ospita al momento 1.350 persone ma fino ad ora le operazioni di soccorso e prima accoglienza procedono con regolarità. C’è stato uno sbarco anche a Linosa dove sono arrivate 20 persone”.

“Siamo in una situazione confusa. Può succedere di tutto. Ci potrebbero essere anche 10.000-15.000 sbarchi in Italia in poco tempo, la gente è stremata per le condizioni di vita quotidiane”, spiega ai microfoni di Affaritaliani.it Chokri dalla Tunisia: “Non ti nascondo che conosco molta gente che ci sta pensando. Ho partecipato alla Primavera nel 2011 ma oggi sembra un lontano ricordo. Il Covid e la gestione della pandemia sta uccidendo ogni cosa”.

La stampa tunisina parla di almeno 15.000 migranti pronti a partire dalle coste, per approdare nel Belpaese. Ha confermato il quadro l’avvocato ed europarlamentare Annalisa Tadini della Lega che ha chiesto “azioni rapide alla UE per prevenire l’esplosione di una nuova ondata di sbarchi sulle nostre coste”.

Nella notte di domenica la forzatura del presidente Kais Saied, 63 anni, laico conservatore ed esperto di diritto costituzionale. Mezzi militari e poliziotti hanno circondato il Parlamento a Tunisi, la sede della tv statale e i principali edifici del governo. Kais Saied ha chiuso il Parlamento per un mese, ha esautorato il primo ministro Hichem Mechich, il ministro della Difesa, Brahim Berteji e la ministra della Giustizia, Hasna Ben Slimane. Si è autoproclamato Procuratore Generale della Repubblica, acquisendo il potere di arrestare i parlamentari che sono stati spogliati dall’immunità. In base alle disposizioni del presidente, le forze dell'ordine tunisine hanno chiuso la sede locale della tv araba con base in Qatar Al Jazeera. Kais Saied in passato aveva anche teorizzato la reintroduzione della pena di morte e l’esclusione degli omosessuali dalla vita sociale del Paese.

“Io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino", ha dichiarato Saied dalla tv di Stato, “chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare”.

Tutte le decisioni annunciate dal presidente tunisino, Kais Saied, sono "nulle", ha reagito in una nota l'ufficio di presidenza del Parlamento tunisino perché "vanno contro la Costituzione e persino l'articolo 80, che è stato mal interpretato". Nella capitale Tunisi, centinaia di manifestanti si sono radunati davanti al Parlamento gridando slogan contro il partito islamico Ennahdha e il premier Mechichi, con la folla che chiedeva "scioglimento del Parlamento". Proteste sono state segnalate anche nelle città di Gafsa, Kairouan, Monastir, Sousse e Tozeur. Gli scontri fra i sostenitori delle opposte fazioni si sono scatenati a Sousse, a Monastir, a Kairouan. Diverse persone hanno riportato ferite nei tafferugli.

Il rischio vero per noi è un quadro di confusione in cui i trafficanti avrebbero mani libere.

In cambio della collaborazione con il governo tunisino Lamorgese e Di Maio avevano proposto accordi economici in grado di finanziare la ripresa della Tunisia, “incentivando lo sviluppo delle realtà economiche, con l’obiettivo di dare speranza al futuro dei giovani tunisini”, aveva sottolineato Lamorgese. Domenica scorsa il ministro degli esteri Di Maio ha ricordato che proprio dalla Tunisia arriva il principale flusso migratorio di quest'estate.

Giuristi e Ong hanno denunciato la “poca trasparenza” sugli accordi, sia i recenti che quelli del passato, a partire da quello sottoscritto il 6 agosto 1998 dall’allora Ministro degli Esteri italiano, Lamberto Dini, e dall’ambasciatore tunisino a Roma.

La crisi economica dovuta al Covid ha fatto aumentare la disoccupazione che secondo l’istituto tunisino delle statistiche (INS) è al 15,1%. Il 26 luglio i contagiati erano 573.394 e i morti 18.804, 204 in più in 24 ore. Le entrate legate al turismo sono crollate del 65% nel 2020 rispetto all’anno precedente. La crisi delle Primavere arabe si è andata a scontrare con il Covid scatenando il malcontento.

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