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Esteri
Ciad, ucciso presidente Idris Deby dai ribelli: sciolti governo e parlamento
 Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica del Ciad, Idris Déby Itno, nel luglio 2017

Il presidente del Ciad Idris Deby è morto ''per le ferite riportate in prima linea'' durante scontri con i ribelli che hanno lanciato un'offensiva nel nord del Paese. Lo ha reso noto l'esercito tramite la televisione di Stato.

L'obiettivo dell'offensiva lanciata dai ribelli era proprio quello di arrivare nella capitale del Ciad e deporlo. Ieri il portavoce dell'esercito Azem Bermandoa Agouna aveva annunciato che trecento ribelli e cinque soldati avevano perso la vita in due giorni di scontri nel nord del Ciad. 

Il governo e il Parlamento del Ciad sono stati sciolti. Un Consiglio militare guidato dal figlio del defunto presidente resterà in carica per i prossimi 18 mesi. 

Ciad, chi era il presidente ucciso Idris Déby e il punto della situazione

"Il Presidente della Repubblica, Capo dello Stato, Capo Supremo delle Forze Armate, Idriss Déby Itno, ha appena fatto il suo ultimo respiro per difendere l'integrità territoriale sul campo di battaglia. È con profonda amarezza che annunciamo al popolo ciadiano la morte, martedì 20 aprile 2021, del maresciallo del Ciad", è questo comunicato letto dal portavoce dell'esercito, il generale Azem Bermandoa Agouna, al canale televisivo Tchad.   

Militare di carriera, 68 anni, Deby si era recato lunedì a visitare la linea del fronte tra il suo esercito e i ribelli che sabato scorso avevano lanciato un'offensiva dalle loro basi libiche. Il Nord del Ciad è teatro dal febbraio 2019 della ribellione del Fronte per l'alternanza e la concordia del Ciad (Fact), un gruppo di miliziani partito dalla Libia con l'obiettivo di rovesciare il governo di Deby.   

Dopo aspri combattimenti dove erano stati uccisi almeno 300 ribelli, l'esercito ciadiano aveva affermato sabato scorso che l'insurrezione nelle province del Tibesti e del Kanem era terminata ma il Fact aveva rivendicato la conquista del Kanem.    

Deby era stato appena confermato vincitore delle elezioni presidenziali dello scorso 11 aprile con il 79,39% dei voti dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), che ha registrato un'affluenza del 64,81%.   

L'ex primo ministro Albert Pahimi Padacké è arrivato secondo con il 10,32%, Lydie Beassemda è giunta terza con il 3,16%, Felix Romadoungar quarto con l'1,90%, Brice G. Mbaimou quinto con l'1,40% e Alladoum D. Baltazar sesto e ultimo, con l'1,30% dei suffragi. L'intramontabile Deby aveva così ottenuto il suo un sesto mandato consecutivo alla guida del Paese.

L'opposizione, che non era riuscita designare un candidato unico, aveva denunciato una campagna elettorale iniqua, pressioni e violazioni delle libertà individuali, motivi che hanno spinto diversi candidati ad abbandonare la corsa.   

La facciata di Deby era tuttavia quella di un leader aperto al dialogo che intendeva puntare sulla stabilità e la pace, minacciate da un'offensiva ribelle che le autorità ancora ieri cercavano di minimizzare nonostante i pesanti scontri verificatisi negli ultimi tre giorni a qualche centinaio di chilometri da N'Djamena, la capitale.   

Deby aveva preso il potere nel 1990, rovesciando il dittatore Hissene Habrè, in un Paese dilaniato dalla guerra contro la Libia, nel quale il presidente sosteneva di aver "stabilito e ancorato la democrazia, la pace e la sicurezza". Dichiarazioni propagandistiche che non sono riuscite a cancellare le annose tensioni intercomunitarie tra pastori e agricoltori, la disoccupazione o la minaccia del gruppo armato Boko Haram, che nella regione del Lago Ciad è responsabile di attacchi a civili e militari.   

Il rispetto di cui godeva il presidente ciadiano negli altri Paesi africani era dovuto soprattutto al suo impegno militare. Negli ultimi anni, Deby è stato considerato il miglior alleato africano dei Paesi della regione del Sahel nella lotta al terrorismo, nonostante gli abusi di cui sono a volte accusati i suoi soldati. Deby era inoltre un alleato dell'Occidente e soprattutto della Francia, che appoggiò il suo golpe del 1990 e da allora è intervenuta più volte per salvarlo da minacciose insurrezioni, privilegiando il mantenimento dello status quo in una regione molto instabile. Paese ricco di petrolio, il Ciad occupa anche una posizione strategica nei crocevia del Sahel.

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