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Esteri
Cuba senza Fidel. Gli scenari

Con la fine della Guerra Fredda e il dissolvimento dell’Unione Sovietica, molti analisti avevano predetto la caduta del regime castrista nel giro di pochi anni. Pur tra mille difficoltà, il sistema cubano è riuscito a sopravvivere per oltre un ventennio e solo la transizione lanciata nel biennio 2006-08 (allorquando i problemi di salute di Fidel Castro sono divenuti evidenti) aveva fatto emergere alcuni elementi di discontinuità e novità nelle strategie politico-economiche del paese.

Tuttavia soltanto l’improvviso rapprochement tra Usa e Cuba ha cancellato in un colpo solo 57 anni di silenzi favorendo allo stesso tempo un certo grado di apertura economica e politica anche nell’isola caraibica. Se la transizione post-fidelista comporterà alcune importanti correzioni di linea politica, queste avranno luogo comunque attraverso un processo lungo e tortuoso di medio-lungo periodo.

Qui di seguito si individuano alcuni scenari plausibili che potrebbero caratterizzare il post-Fidel Castro.

Scenario A: una nuova via al socialismo - La critica situazione economica del paese, aggravata dal default del Venezuela - sponsor politico ed economico dell'Avana -, ha già costretto i vertici cubani a cercare un reshaping delle proprie strategie politiche ed economiche. Si spiega anche in questi termini il riavvicinamento tra l’Avana e Washington. Rispondendo dunque a esigenze di realpolitik, Raùl Castro potrebbe decidere di proseguire il programma di riforme già avviato nel 2013 adottando come "nuovo" modello dirigista di riferimento il sistema vietnamita piuttosto che quello cinese. Questo scenario sembra al momento quello più plausibile, favorito anche da fattori di pura opportunità politica. La scelta di ispirarsi al modello vietnamita avrebbe il merito di aggiornare il sistema socialista cubano fornendo all’Avana la possibilità di aprirsi gradualmente al mercato internazionale attraverso una progressiva liberalizzazione dei mercati e una stretta pianificazione politica da parte del Partito comunista cubano. In questo modo si potrebbe permettere lo sviluppo di un tessuto industriale e imprenditoriale quasi assente sul territorio – dipendendo sempre meno dagli aiuti venezuelani – e al contempo si potrebbe allontanare, almeno nel breve-medio periodo, le richieste popolari di maggiore democrazia nell'isola. Questo modello avrebbe, inoltre, il merito di non interferire con il riavvicinamento tra Usa e Cuba. La “scelta” vietnamita sarebbe, infatti, gradita anche a Washington che non vedrebbe lesa alcuna intrusione politica nel suo immediato vicinato. Resta tuttavia ben inteso che, almeno per il momento, pur migliorando il suo rapporto con gli Stati Uniti e aprendosi in maggior misura all’esterno, Cuba non dovrebbe avere interesse a intraprendere un percorso democratico basato su maggiori riconoscimenti alle libertà civili e politiche.

Scenario B: il cambiamento radicale - Nel caso in cui Raùl Castro decidesse di abbandonare il modello socialista aprendosi al mercato internazionale, il primo obiettivo del presidente sarebbe di procedere a un ridimensionamento del potere politico ed economico delle forze armate, vero blocco a qualsiasi istanza di rinnovamento nell’isola, favorendo un ingresso della società civile nella gestione dello stato. Questo cambio radicale – seppur meno plausibile come scenario – permetterebbe la formazione di nuovi partiti politici e lo sviluppo di idee concorrenti circa l'organizzazione della società, dell’economica e della natura del sistema politico, basi imprescindibili per lo sviluppo e il radicamento di una democrazia. Di fatto un ricambio generazionale e una minore presenza delle forze armate in politica, potrebbe favorire un’ascesa di giovani leve (ossia gli attuali cinquantenni) più aperte e motivate a guidare il rinnovamento dell’isola. Probabilmente un forte segnale in questa direzione potrebbe favorire anche un miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti producendo anche ad una cancellazione del cinquantennale embargo nei confronti dell’isola caraibica.

fonte: http://www.ispionline.it

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cuba senza fidel





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