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Esteri
Iran, nuovi scontri: 12 morti. Manifestanti assaltano basi militari e caserme

Non si placano le violenze in Iran neppure dopo l'appello alla calma lanciato domenica dal presidente Hassan Rouhani: la repressione del governo, che ha già arrestato centinaia di manifestanti e oscurato i social network, continua con il "pugno di ferro". Le vittime dall'inizio delle proteste sono dodici e gli arresti centinaia. I manifestanti hanno assaltato stazioni di polizia e basi militari. L'escalation della tensione nella regione è seguita da Donald Trump che coglie l'occasione per attaccare.

L'Iran "sta fallendo a tutti i livelli nonostante il terribile accordo fatto con l'amministrazione Obama. Il grande popolo iraniano è represso da molti anni. Sono affamati di cibo e di libertà. Insieme ai diritti umani, la ricchezza dell'Iran viene saccheggiata. Tempo di cambiare!". Lo scrive su Twitter il presidente Usa Donald Trump. In un altro tweet, il presidente Usa aveva attaccato l'Iran per aver oscurato alcuni social network. "Lo Stato numero uno del terrore che sponsorizza numerose violazioni dei diritti umani, ha ora chiuso Internet in modo che i manifestanti pacifici non possano comunicare".

Dopo le vittime registrate negli ultimi giorni, domenica sera - per la quarta notte consecutiva -  ci sono stati nuovi disordini: altre quattro persone sono rimaste uccise e decine ferite durante le proteste antigovernative a Izeh, una città nella provincia di Khuzestan nel sudovest dell'Iran. Il bilancio degli incidenti di domenica nelle varie manifestazioni era stato di due morti nella città di Dorud e di cento arresti e di 12 feriti tra gli agenti di polizia ad Arak, a sud di Teheran.

Dopo gli ultimi disordini, Rouhani è tornato a parlare sulle proteste anti-governative degli ultimi giorni in Iran nel corso di un incontro con i responsabili delle commissioni parlamentari. Se domenica aveva giustificato il diritto della gente alla protesta, questa volta se l'è presa con chi a suo dire fomenta i disordini. Il presidente iraniano ha detto che sono i nemici di Teheran, i Paesi che non hanno tollerato il successo dell'Iran nell'accordo nucleare e nella regione, a incoraggiare e spingere le persone a protestare. "Il nostro progresso per loro era intollerabile, il nostro successo nel mondo della politica rispetto agli Stati Uniti e al regime sionista (Israele), era per loro intollerabile".

"Le critiche e le proteste sono un'opportunità, non una minaccia" ha dichiarato Rouhani che poi ha minimizzato la portata delle manifestazioni, definendole "niente". "La nazione stessa - ha aggiunto - risponderà a rivoltosi e delinquenti affrontando questa minoranza che urla slogan contro la legge e insulta la santità ed i valori della rivoluzione".

Su quanto sta avvenendo in Iran si è espressa anche la Casa Bianca che ha invitato il governo ad ascoltare le voci del popolo iraniano. Nel Paese, da quattro giorni, migliaia di persone scendono in piazza in molte città per protestare contro la corruzione, l'aumento del costo della vita, la disoccupazione, e la mancanza di trasparenza del governo. Presa di mira in particolare la casta religiosa accusata di arricchirsi mentre la popolazione vive di stenti.

"Sosteniamo il diritto del popolo ad esprimersi pacificamente", si legge in una nota della Casa Bianca, che già due giorni fa aveva esortato il governo di Teheran "a rispettare i diritti" dei manifestanti ("Il mondo vi guarda", aveva twittato Donald Trump). "Incoraggiamo tutte le parti - dice ancora la nota di Washington - a proteggere questo diritto fondamentale all'espressione pacifica e ad evitare qualsiasi azione che contribuisca alla censura".

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