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Esteri
Las Vegas, Trump: "Troppe armi? Strage opera di un uomo molto malato"

"Un folle pieno di problemi, un individuo molto malato". Così il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito Stephen Paddock, l'autore della strage al concerto country dove hanno perso le vita 59 persone e più di 500 sono rimaste ferite. Un giudizio netto, dato in risposta alle polemiche e alle proteste riesplose, dopo l'ennesimo massacro, sulla facilità con cui negli Usa è possibile acquistare e detenere armi da fuoco. "Della legge sul porto d'armi - ha chiosato Trump - parleremo in futuro".

Parole che hanno scatenato la reazione dei democratici e di buona parte dell'opinione pubblica americana. "Il nostro dolore non è abbastanza. Dobbiamo mettere la politica da parte e scendere in campo contro la Nra (National rifle association, la lobby americana delle armi, ndr) e lavorare insieme per provare a impedire che questo succeda di nuovo", ha scritto su Twitter la ex segretaria di Stato democratica, Hillary Clinton, poche ore dopo la sparatoria. Ma prima che parlasse Trump, mettendo le mani avanti, era stata la Casa Bianca, tramite la portavoce Sarah Sanders, a cercare di frenare sul nascere le polemiche: "Sarebbe prematuro discutere di politica quando ancora non conosciamo appieno tutti i fatti né cosa sia avvenuto".

Del resto, dalla National rifle association (Nra) Donald Trump ha ricevuto lauti finanziamenti in campagna elettorale e dopo l'arrivo alla Casa Bianca ha subito firmato una legge che ha sospeso la norma voluta da Obama per impedire che le persone con problemi mentali possano comprare armi. Il 28 aprile, inoltre, è stato il primo presidente dopo Ronald Reagan a tenere un discorso davanti alla convention annuale dell'Nra. Nell'occasione aveva rassicurato la lobby delle armi sul fatto di avere un 'amico' alla Casa Bianca. "Vi prometto che, come presidente, non interferirò mai - disse Trump - con il diritto del popolo di possedere e portare con sé armi. La libertà non è un regalo del governo, è un regalo di Dio".

Prima della strage di Las Vegas i repubblicani avevano presentato al Congresso, dove hanno la maggioranza, un paio di leggi sulle armi, una per allentare le norme sull'uso dei silenziatori, un'altra per consentire alle persone con il permesso di trasportare armi nascoste di portarle anche in altri Stati. Al momento non è stata programmata alcuna votazione.

Sul fronte delle indagini, nonostante la rivendicazione dell'Isis, le agenzie investigative continuano a ribadire che non si è trattato di terrorismo. Dalle indagini è emerso che Stephen Paddock, 64enne americano bianco, aveva a disposizione un vero e proprio arsenale: 23 armi da fuoco sono state trovate nella stanza al 32esimo piano dell'hotel Mandalay Bay di Las Vegas da dove ha sparato su oltre 20mila persone che assistevano al concerto.
 
Altre 19 sono state ritrovate nella sua abitazione di Mesquite, sempre in Nevada, insieme a degli esplosivi e migliaia di proiettili di calibro diverso, mentre all'interno della sua auto c'erano taniche di nitrato di ammonio, un materiale utilizzato nella fabbricazione di bombe. Probabilmente Paddock si stava preparando a compiere altre stragi.

Resta da chiarire come l'uomo sia riuscito a portare dentro l'hotel 23 pistole e fucili contenuti in ben dieci valigie. Lo sceriffo della contea di Clark, Joseph Lombardo, conferma che è aperta un'indagine anche a carico della compagna del killer, Marilou Danley, per chiarire se abbia o meno aiutato Paddock a pianificare l'attacco.

Poco prima di essere raggiunto dalle forze di polizia, l'assalitore si è tolto la vita. Gli inquirenti sono a lavoro per capire il movente che ha portato alla strage, ancora ignoto. Oltre alla stanza d'albergo, al luogo del concerto, alla casa di Mesquite, si stanno cercando indizi anche in un'altra proprietà del killer in Nevada.

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