Lo Porto/ Stucchi (Copasir): compound colpito target giusto. Ma...
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"A gennaio gli americani hanno fatto questo raid con dei droni cercando di colpire un compound dove c'erano dei talebani. Il compound era un target giusto e di solito dove ci sono i talebani non vengono tenuti anche gli ostaggi e invece in quel caso lì, purtroppo, c'erano anche degli ostaggi". Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, intervistato da Affaritaliani.it, commenta la morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto. "L'altro ostaggio è un americano".
Si può parlare di un incidente? "Il problema è che l'obiettivo era giusto e l'operazione era condotta contro un obiettivo di quelli, tra virgolette, certificati. Ovvero di quelli che vengono scelti in base a informazioni precise. Gli ostaggi non ci dovevano essere e di solito non sono presenti in quel tipo di compound". Quindi gli americani non hanno nessuna responsabilità? "Bisogna capire se è stato fatto, prima di utilizzare il drone, tutto il possibile per verificare l'effettiva presenza solo di talebani. Ma questo lo vedremo più avanti. Ripeto, normalmente nei compound di quel tipo gli ostaggi non ci sono".
Perché la notizia è uscita solo ora, tre mesi dopo la morte? "Dipende di che livello parliamo", risponde Stucchi. Cioè? Qualcuno sapeva? "Può darsi che qualcuno sapesse qualcosa, ma serviva individuare i corpi e verificare tutto con il dna. Non è così semplice recuperare queste informazioni e prima di dare una notizia del genere bisogna essere certi che fossero davvero loro i soggetti. Ufficialmente la notizia è stata data con questo ritardo rispetto a quando è davvero accaduto il fatto ma perché bisogna essere certi. Non si possono commettere errori".