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Esteri
Rivolta per Gerusalemme, oltre 200 feriti. Gaza, palestinese ucciso

Gerusalemme ha vissuto una delle tante giornate tese della sua storia: migliaia di palestinesi si sono radunati sulla Spianata delle Moschee per pregare ma anche per protestare contro la decisione del presidente americano Donald Trump di spostare l'ambasciata americana dal Tel Aviv a Gerusalemme e di riconoscere la città santa come capitale dello Stato ebraico. Centinaia di uomini di polizia, a piedi e a cavallo, hanno controllato le strade già delle prime ore del mattino. La tensione era altissima, ma fortunatamente non ci sono stati incidenti gravi. Scontri si sono invece verificati a Betlemme, in varie località della Cisgiordania, dove sono rimasti feriti oltre 200 palestinesi.

Nella Striscia di Gaza, sul confini, un palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani e 15 persone sono rimaste ferite. L'esercito israeliano ha detto che centinaia di palestinesi stanno facendo rotolare pneumatici in fiamme e lanciando pietre contro i soldati oltre il confine. "Durante i disordini - hanno dichiarato fonti dell'Esercito - i soldati dell'df hanno sparato 'selettivamente' mirando due principali istigatori". Il ministero della sanità di gaza ha confermato che il 30enne Mahmud al Masri è stato ucciso in scontri lungo il conferne Israele-Gaza.

Già ieri in tutti i Territori palestinesi c'erano stati scontri. Più di 30 persone erano rimaste ferite dal lancio di lacromogeni e dai proiettili di gomma sparati dalle forze di sicurezza israeliane. Per oggi, nel giorno dedicato alla preghiera dai musulmani in tutto il mondo, Hamas aveva chiamato i palestinesi a iniziare una "nuova Intifada", in coincidenza con il 30mo anniversario dell'inizio della prima rivolta delle pietre contro Israele.

L'appello alla protesta è stato accolto. A Gerusalemme migliaia di persone si sono accalcate sulla Spianata delle Moschee in un clima teso che è sfociato, per fortuna, soltanto in qualche tafferuglio. È andata peggio a Betlemme, Hebron,Qalqilya, Ramallah, Nablus e a Beit Khanun, ai margini della Striscia di Gaza. Secondo la Mezzaluna Rossa dei 217 feriti in Cisgiordania in questi due giorni, 162 sono rimasti intossicati da gas lacromogeni, 45 hanno riportato contusioni da proiettili di gomma, sette sono stati colpiti da armi da fuoco e gli altri hanno avuto lesioni causate in maniera diversa.  

Contro la decisione di Trump hanno protestato i musulmani di mezzo mondo, dalla Tunisia al Kashmir, dall'Egitto al Pakistan, dalla Giordania alla Turchia, dall'Iran all'Indonesia, dalla Malaysia al Bangladesh.

La svolta dell'amministrazione Usa ha messo in fibrillazione le cancellerie occidentali. Dopo la raffica di critiche alla scelta di Trump, si cerca ora una via d'uscita. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha lanciato un appello "alla calma e alla responsabilità" e il ministero degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, durante un'intervista radiofonica ha dichiarato che gli Stati Uniti si sono auto-esclusi dal processo di pace: "Sento alcuni, incluso Tillerson, dire che è il momento dei negoziati. Fino a ora avrebbero potuto avere un ruolo di mediazione in questo conflitto ma si sono un po' esclusi da soli. La realtà è che sono da soli e isolati su questo tema" .

Questa sera il consiglio di sicurezza Onu discuterà la situazione. Ma a complicare il quadro c'è anche il giallo della visita del vice presidente americano Mike Pence in Israele e nei Territori palestinesi, prevista per il 19 dicembre. Ieri funzionari palestinesi hanno parlato di una possibile cancellazione, ma gli Stati Uniti hanno ammonito l'Autorità nazionale palestinese affinché non prenda una decisione che sarebbe considerata un insulto dalla Casa Bianca.

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