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Esteri
Transizione ecologica? Le emissioni salgono. Colpa (soprattutto) di Usa e Cina

Transizione ecologica, conversione green, neutralità carbonica, emissioni zero. Ne parlano un po' tutti: capi di governo, istituzioni multilaterali, scienziati e ministri. Eppure, la realtà dice che per ora per passare dalle parole ai fatti c'è di mezzo il classico oceano. Il lavoro da fare è ancora tantissimo. E, anzi, la tendenza sembra essere opposta rispetto a quello che si continua ad auspicare.

AUMENTA ANCORA IL LIVELLO DI ANIDRIDE CARBONICA

Le emissioni di anidride carbonica continuano in realtà ad aumentare e si avviano a raggiungere il massimo storico a livello mondiale nel 2023. Proprio così. A concorrere a questa tendenza peggiorativa c'è anche la ripresa economica post pandemica. I diversi paesi hanno bisogno di far ripartire l'economia alla massima velocità possibile e così gli obiettivi green vengono (almeno momentaneamente) accantonati per far girare la macchina al massimo dei giri possibile.

GREEN, IEA: "GOVERNI METTANO I SOLDI DOVE HANNO LE PAROLE"

"Da quando è scoppiata la crisi di Covid-19, molti governi hanno parlato dell'importanza di ricostruire meglio per un futuro più pulito, ma molti di loro devono ancora mettere i loro soldi dove sono le loro parole", ha dichiarato nei giorni scorsi Fatih Birol, direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'energia (Iea). "Non solo gli investimenti in energia pulita sono ancora lontani da ciò che è necessario per mettere il mondo sulla strada giusta per raggiungere le emissioni nette zero entro la metà del secolo, ma non sono nemmeno sufficienti per impedire che le emissioni globali raggiungano un nuovo record", ha affermato Birol.

SOLO IL 2% DEI FONDI PER IL RECOVERY UTILIZZATI PER INVESTIMENTI GREEN

Parole molto nette che derivano dall'analisi della Iea sui piani di recovery dei vari paesi e del loro impatto ambientale ed energetico. I dati derivanti da questa analisi sono a dir poco negativi. Solo il 2% dei finanziamenti per la ripresa dell'economia dalla pandemia, infatti, viene speso nel settore dell'energia pulita. Una percentuale a dir poco risibile. Su 16mila miliardi di dollari (14mila miliardi di euro) destinati alla ripresa, afferma la Iea, solo circa 380 miliardi di dollari sono stati stanziati per gli investimenti verdi.

EMISSIONI DA RECORD NEL 2023

Numeri impietosi, che testimoniano non solo un ritardo nel progresso delle politiche green, ma anche una tendenza opposta. Se tutti i piani di spesa dovessero essere realizzati, sostiene la Iea, le emissioni globali di carbonio raggiungerebbero livelli record nel 2023 e continuerebbero ad aumentare negli anni successivi. "I governi devono aumentare rapidamente la spesa e l'azione politica per soddisfare gli impegni assunti a Parigi nel 2015, compresa la fornitura vitale di finanziamenti da parte delle economie avanzate al mondo in via di sviluppo", ha dichiarato (non a caso) il direttore esecutivo dell'Agenzia.

CINA E SOPRATTUTTO USA I MAGGIORI INQUINATORI AL MONDO

Ma chi sono gli studenti da bacchettare sulle mani perché non stanno facendo i compiti? Iniziamo col dire che Cina, Stati Uniti ed Europa, insieme, rappresentano il 50 per cento delle emissioni di gas serra del mondo. Appare chiaro che le mosse di Pechino, Washington e Bruxelles sono decisive per il destino della transizione ecologica. L'Unione europea, che da sola vale l'8% delle emissioni mondiali, si sta muovendo da tempo con una serie di piani, come il Fit for 55, per ottemperare agli obiettivi ambientali.

ANCHE L'ITALIA ARRANCA SUGLI INVESTIMENTI GREEN

Ma non è tutto facilissimo. Il governo Draghi vuole spendere più di 7 miliardi di euro in nuovi e più puliti sistemi di trasporto di massa e per ritirare i vecchi autobus e treni diesel, ma incontra ancora forti resistenze in tal senso. L'Italia, come ha recentemente ricordato il The Economist, è il paese che in proporzione al numero di abitanti ha il maggior numero di automobili rispetto a qualsiasi altro paese dell'Unione europea. Per l'esattezza, in Italia ci sono 663 automobili ogni mille abitanti, contro le 574 della Germania e le 482 della Francia. In Italia solo un viaggio su dieci avviene con i mezzi pubblici. Green Recovery Tracker, un progetto lanciato da due ONG tedesche per valutare i piani dei membri dell'UE, stima che solo il 16% dell'importo complessivo che l'Italia si aspetta dalla Commissione europea verrà utilizzato per rallentare il cambiamento climatico, la quota più bassa di qualsiasi grande beneficiario. 

BIDEN METTE SUL GREEN MENO DI QUANTO PROMESSO

Ma per quanto riguarda le emissioni pro capite, Stati Uniti e Cina fanno molto peggio dell'Europa, nel primo caso con circa 15 tonnellate e nel secondo caso con 7,6 tonnellate. Anche se a livello quantitativo, viste le dimensioni del suo territorio e la vastità della sua popolazione, l'inquinamento maggiore arriva proprio dalla Cina. Il neo presidente statunitense, Joe Biden, ha operato subito una drastica svolta alla politica ambientale del predecessore Donald Trump, il quale era anche uscito dagli accordi di Parigi. Ma le promesse iniziali sono state riviste per ora al ribasso, con solo un quarto dei duemila miliardi del pacchetto di stimolo all'economia destinato proprio alla transizione ecologica.

GLI OBIETTIVI (DIFFICILI) DELLA CINA

Nei mesi scorsi, da parte sua il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato il piano per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. E in effetti la Cina sta investendo in maniera copiosa sulle energie rinnovabili come pannelli solari e batterie elettriche. Allo stesso tempo, però, il consumo di carbone non accenna a calare (anche per il discorso legato alla recovery che si faceva in precedenza). Stesso discorso per l'India. Di fatto, entrambi i giganti asiatici sostengono di avere preciso l'obiettivo di riduzione delle emissioni, ma che almeno per qualche tempo hanno bisogno delle fonti di energia tradizionali per rilanciare la propria economia.

POLITICHE GREEN, NESSUN PAESE AL MONDO HA PARAMETRI SUFFICIENTI

In fondo alla classifica dei paesi più virtuosi sull'utilizzo di energia rinnovabili, oltre agli Stati Uniti, ci sono anche Arabia Saudita e Australia. Mentre le migliori performance sono di Svezia, Regno Unito, Danimarca, Marocco, Norvegia e Cile. Eppure nessun paese, secondo il Climate Change Performance Index, ha parametri considerati sufficienti. Il processo potrebbe rallentare anche per il possibile mancato successo del vertice di Napoli, durante il quale bisognerà provare anche a convincere la Cina per raggiungere un accordo che appare in salita.

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