Ungheria, referendum anti-migranti: niente quorum ma il sì stravince
Non raggiunge il quorum e quindi non è valido il referendum ungherese sulle quote Ue per la redistribuzione dei migranti
Non raggiunge il quorum e quindi non è valido il referendum ungherese sulle quote Ue per la redistribuzione dei migranti, ma oltre il 98% di coloro che si sono recati alle urne ha votato per il 'no'. Un risultato che il premier nazionalista conservatore Viktor Orban - promotore del referendum - definisce "straordinario". Anche se la soglia del 50% più uno non è stata superata, è il suo ragionamento, l'Unione europea non può ignorare questo "risultato eccezionale".Orban, fortemente contrario alle misure europee per gestire la crisi dei rifugiati, più volte ha definito "ingenua" la linea scelta da Bruxelles, affermando che arrivi massicci di immigrati musulmani comporterebbero "un pericolo per la cultura ungherese ed europea" e farebbero aumentare la criminalità e il rischio di atti terroristici. Un anno fa Budapest, per contrastare l'ingresso dei profughi diretti verso il centro e nord Europa, aveva eretto barriere alle frontiere meridionali e introdotto severe leggi che puniscono l'ingresso illegale nel Paese con pene sino a cinque anni di carcere.
Il risultato del referendum non sorprende. I sondaggi prevedevano infatti il mancato superamento della soglia, ma anche che il 'no' vincesse in ogni caso in modo prepotente. Previsione facile, visto che il governo ha fatto una massiccia campagna per invitare i cittadini a votare facendo leva sulla paura degli immigrati, mentre opposizione e organizzazioni non governative hanno invitato all'astensione o all'annullamento delle schede. Ciò che conta, ora, per Orban è quel 98% di 'no': Budapest, assicura il premier, manterrà il suo impegno con i cittadini di decidere a livello nazionale quanti e quali profughi accogliere, a prescindere da ciò che vuole Bruxelles. Per il premier, però, questo voto non rappresenta soltanto uno strumento per rafforzare la propria posizione a Bruxelles, ma anche per schiacciare l'opposizione interna in vista delle elezioni del 2018. L'Ue, da parte sua, teme che il referendum possa rafforzare anche gli altri Paesi dell'Europa orientale, che più si oppongono alle quote. Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, nel pomeriggio aveva commentato da Lampedusa: "Quale che sia il risultato e l'affluenza alle urne, il referendum ungherese è un colpo all'Unione europea. Se l'Europa non si dimostra all'altezza di rispondere sui problemi dell'immigrazione, mette a rischio il proprio futuro".