Il campo di detenzione di Guantanamo è destinato a restare aperto, contrariamente a quanto promesso dal presidente Barack Obama. Il dipartimento di Stato, infatti, ha assegnato un nuovo incarico a Daniel Fried, l'inviato speciale per la chiusura della prigione più discussa al mondo, e non lo sostituirà, secondo quanto riferito dal New York Times.
La decisione di Obama di non assegnare a un suo funzionario, nel secondo mandato, un incarico specifico su Guantanamo appare come un segnale chiaro: la chiusura del campo di detenzione non è più una priorità dell'attuale amministrazione. Molto più importanti, per la Casa Bianca, sono ora Iran e Siria, di cui Fried si occuperà con il nuovo incarico di coordinatore per le sanzioni del dipartimento di Stato. Obama, creando il ruolo di inviato speciale per Guantanamo, nel 2009, si era posto l'obiettivo di chiudere la prigione nel suo primo anno da presidente. Fried, da allora, ha viaggiato per il mondo cercando di negoziare il rimpatrio di 31 detenuti di basso profilo e l'assegnazione a Paesi terzi di un'altra quarantina di detenuti, scagionati dalle autorità statunitensi ma impossibilitati a tornare a casa per le possibili ritorsioni.
Il lento processo dei detenuti in partenza dal campo di prigionia creato dopo gli attentati dell'undici settembre 2001 si è praticamente interrotto quando il Congresso ha deciso di imporre delle restrizioni ai futuri trasferimenti, riducendo il campo d'azione di Fried. Oltre a impedire il trasferimento dei detenuti negli Stati Uniti per i rischi alla sicurezza - nonostante il parere opposto di un'agenzia del Congresso - il Parlamento statunitense ha posto il veto anche su quello verso Paesi instabili, come Yemen e Sudan.
La firma di Obama sul provvedimento, apposta all'inizio dell'anno, non ha messo fine a Guantanamo, ma alle speranze dei suoi detenuti.