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Gambero Rosso festeggia il bilancio con "3 bicchieri"
Premiato tre bicchieri Gambero Rosso il Vermentino Lunae

di Michele Pizzillo  

In Borsa, a Milano, Gambero Rosso ha riunito il proprio consiglio di amministrazione per esaminare il bilancio consolidato del Gruppo e approvare il progetto di bilancio di esercizio della capogruppo Gambero Rosso spa. E, tutto sommato, è una normale notizia di finanza  visto anche la location scelta dal presidente della società, Paolo Cuccia.
Per noi che non capiamo niente di finanza, la notizia più importante ci sembra l’organizzazione di una degustazione di vini premiati con i famosi tre bicchieri nel “tempio della finanza” e, ancor di più, quello di aver portato una selezione della selezione.

Ci spieghiamo. I vini da tre bicchieri nella guida “Vini d’Italia 2016” sono 421. Alla Borsa di Milano, invece, i fuoriclasse erano solo 17. E, possiamo dire che chi ne ha approfittato di questa degustazione ha potuto godere di piaceri che non capitano frequentemente, anche perché la ristretta selezione ha quasi completamente eliminato i fastidiosi gargarismi e sputacchiate varie che si vedono nelle grandi degustazioni e che riteniamo sia un’offesa al vino e a chi lo produce.

E, poi, come si fa a privarsi anche di una sola goccia di “Colli di Luni Vermentino Et. Nera 2014” che dalle parti della Liguria spezzina Paolo Bosoni, dal 1970, produce in una situazione di vero eroismo? A Milano era presente il figlio, Diego Bosoni che insieme alla sorella Debora ha messo insieme 65 ettari di vigna in un ‘area dove l’acquisizione di un solo ettaro di vigna fa notizia. Ed è capitato proprio ai Bosoni, che si sono allargati di un altro ettaro nel 2015. In più c’è da dire che sono sette anni consecutivi che il Vermentino di Bosoni è premiato da Gambero Rosso. D’altronde è veramente eccezionale.

Altra storia per Ermete Medici & Figli che con “Reggiano Lambrusco Concerto” ha dimostrato che anche un vino percepito come prodotto qualitativamente non molto apprezzato e declassato a vino da basso prezzo, se lavorato come si deve magari partendo da una rigida selezione delle uve, si può raggiungere i vertici della qualità. Con il millesimo 2014, l’azienda Medici è il settimo anno consecutivo che conquista gli ambiti tre bicchieri. A Milano a raccontare il Lambrusco, c’era Alessandra Medici. 

E che dire del “Rosso Piceno superiore Roggio del Filare 12” di Angela ed Ercole Velenosi che ormai sono ai vertici dell’enologia marchigiana. Un vino di struttura complessa che ne assicura la capacità di lungo invecchiamento, insieme ad una grande piacevolezza fruttata e un equilibrio tannico che ne fanno veramente uno dei grandi vini rossi italiani. 

Tra un pezzo di Provolone Valpadana e gli imperdibili salumi dell’Antica Corte Pallavicina accompagnati dai croccanti Bibanesi, ci si sposta da una postazione all’altra per assicurare al palato le belle emozioni che può dare il vino. Così prendiamo d’assalto il banco delle bollicine, perché è impossibile non degustare il “Franciacorta extra brut Vittorio Moretti riserva 2008” dell’azienda Bellavista fondata negli anni Settanta proprio da Moretti che poi ne ha fatto la cantina più importante della Franciacorta e uno dei grandi nomi dell’Italia del vino. Da dicembre 2015, Moretti è anche presidente del Consorzio di tutela del Franciacorta. E, affianco, degustiamo il “Franciacorta brut naturae 2011” di Barone Pizzini che è uno degli 80 tre bicchieri verdi che vengono assegnati a vini prodotti da uve di vigneti in coltura biologica o biodinamica che abbiano passato il vaglio di enti certificatori ufficiali. Di tre bicchieri verdi in degustazioni alla Borsa c’erano anche due grandi rossi: “Barolo Ravera 2011” di Elvio Cogno, viticoltore che ha conquistato per 11 volte i tre bicchieri e “Aglianico del Vulture Titolo 2013” che di tre bicchieri ne ha messo insieme 10. Li abbiamo degustati entrambi questi due grandi rossi, il Barolo titolare del nome e quello che quando si stava affacciando sul mercato della bottiglia veniva indicato come il “Barolo del Sud”. Invece sono due vini simili solo nella loro straordinaria capacità di creare emozioni a chi li degusta. Una volta vicini ad Elena Fucci, non potevamo non degustare l’”Amarone della Valpolicella classico 2011” di Allegrini, che per l’edizione 2016 della guida “Vini d’Italia” è stata premiata come la cantina dell’anno e, nel contempo, con il suo Amarone è apparso per 31 volte nell’elenco dei vini premiati (superata solo da Gaja, Cà del Bosco, La Spinetta e Altare). D’altronde l’azienda di Marilisa e Franco Allegrini è una delle punte di diamante dell’enologia italiana. E poi, non ci sono parole per descrivere il grande Amarone che producono: bisogna solo degustarlo.

A questo punto ci siamo inebriati fin troppo – anche perché di ogni prodotto non abbiamo perso una goccia - per poter continuare a degustare grandi vini. Con grande dispiacere personale, abbiamo dovuto rinunciare a rossi straordinari come “Aglianico del Vulture Il Repertorio 2013” delle Cantine del Notaio, il “Primitivo di Manduria Raccontami 2013” di Futura 14, il “Petra rosso 2012” che la famiglia Moretti di Petra produce nell’avveniristica cantina progettata da Mario Botta, “Maremma Toscana Baffo Nero 2013” di Rocca di Frassinello che da 25 anni è di proprietà dell’editore Paolo Panerai, il “Chianti classico Il Grigio da San Felice Gran selezione 2011” prodotto dalla cantina dove è nato il primo SuperTuscan e che adesso è di proprietà del gruppo assicurativo Allianz e il pugliese “Torre Testa 2013” delle Tenute Rubino. In degustazione c’era anche il “Franciacorta extra brut 2009” della Ferghettina e i bianchi “Lugana Molceo riserva 2013” dell’azienda Otella di proprietà della famiglia Montresor e il “Collio Friulano 2014” di Mario Schiopetto, il viticoltore padre fondatore e caposcuola del rinascimento enologico friulano da quando, nel 1965, mette in bottiglia il primo Tocai in purezza. 


 

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approvato bilancio gambero rossogambero rosso festeggia il bilancio positivo




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