Inquinamento, svolta per le imprese in Cina. Pechino lancia il mercato delle emissioni
Un carbon market sulla falsariga di quello europeo, istituito nel Vecchio Continente con gli accordi di Kyoto. Un progetto pilota che nel 2015 potrebbe essere esteso a livello nazionale. Con grandi benefici per il mondo intero. La Cina, il più grande Paese a livello internazione emettitore di anidride carbonica (CO2), ha deciso di fare un passo in avanti concreto nella lotta all'inquinamento, facendo partire a Shenzhen, la città più industrializzata con circa 10 milioni di abitanti ai confini con Hong Kong nella ricca provincia orientale del Guandong, il primo mercato delle emissioni di CO2 che incoraggia le aziende a produrre meno agenti inquinanti. Una misura che Pechino, nel dibattito sul clima con i Paesi occidentali, si era sempre rifiutata d'introdurre in quanto il governo temeva effetti di freno sul galoppante sviluppo economico, politica che aveva fatto fallire fino ad ora tutti i tentativi di creazione di una governance globale coordinata nella lotta all'inquinamento globale.
Dopo Shenzen, nel giro di un anno, partiranno altri mercati locali delle emissioni a Pechino, Shangai, Tianjin, Chongqing e nelle province di Guangdong e Hubei. Per dare un'idea delle dimensioni, questi progetti pilota, secondo uno studio del governo australiano, coprirebbero 256 milioni di persone e il 3,4% dell'economia globale. Quando i 7 nuovi schemi cinesi saranno operativi e si affiancheranno dunque a quelli dei 48 tra Stati e nazioni nel mondo che finora ne hanno adottati, il 20% delle emissioni mondiali sarà coperto da meccanismi di tipo cap and trade. Un passo decisivo nella lotta all'inquinamento globale.