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Shale gas, è partita la rivoluzione Usa. "Favorirà anche la crescita economica"

Negli Stati Uniti, i progressi ottenuti nelle tecniche di perforazione orizzontale e di fracking stanno consentendo l’estrazione di una quantità sempre maggiore di gas e petrolio dalle rocce scistose. Di conseguenza, la produzione petrolifera statunitense sta crescendo a dismisura, dando origine a quella che molti definiscono una rivoluzione energetica. Secondo la U.S. Energy Information Administration, entro il 2016 gli Stati Uniti produrranno quasi 10 milioni di barili di petrolio al giorno - avvicinandosi sempre più ai 10,5 milioni di barili al giorno della Russia e quasi ai livelli di produzione dell'Arabia Saudita. L'Annual Energy Outlook 2014 dell’agenzia governativa prevede, inoltre, che gli Stati Uniti diventeranno un esportatore netto di gas naturale entro il 2018. Al contempo, i conseguenti cambiamenti nella dinamica della domanda e dell’offerta potrebbero condizionare negativamente l'economia cinese, indiana ed europea. Quali saranno le implicazioni del fracking in termini di crescita industriale statunitense, prezzo del petrolio ed economia mondiale, nonché per gli investitori a livello globale?

Alcuni esperti del gruppo Natixis Global Asset Management nei campi della ricerca nel settore degli investimenti immobiliari e degli investimenti obbligazionari discutono le possibile conseguenze di questo boom energetico. “Il tema dello shale gas, come spiegano i nostri esperti di Natixis Global AM, può rappresenta non solo una rivoluzione energetica, ma anche geopolitica, andando a impattare sugli equilibri tra le varie forze ed economie globali – afferma Antonio Bottillo, Amministratore Delegato per l’Italia di Natixis Global AM. - Il nostro modello multi-affiliate, la diversificazione in termini di strategie e metodologie di investimento, nonché il nostro approccio distintivo alla costruzione di portafoglio, può aiutare gli investitori ad affrontare i principali cambiamenti e innovazioni che stanno attraversando la nostra società. Lo shale gas sta trasformando l’economia americana, ma non sappiamo quale sarà la prossima “rivoluzione”. Ciò che possiamo fare da investitori è costruire portafogli ben strutturati che siano in grado di affrontare gli scenari futuri navigando attraverso diversi contesti di mercato”.

Michael Acton, Research Director AEW Capital Management Acton osserva che per decenni i leader industriali e politici statunitensi hanno proposto strategie basate sul presupposto della scarsità di combustibili fossili. Oggi, però, alla luce della nuova tecnica del fracking, sembra che gli Stati Uniti, così come molti altri paesi nel mondo, dispongano di molto più gas e petrolio di quanto si potesse immaginare precedentemente. Si prevede che tale surplus di offerta durerà almeno per i prossimi 30-50 anni. "Ovviamente c'è una quantità fissa di energia a base di carbonio disponibile nel terreno. Prima o poi anche questa andrà ad esaurirsi, ma questo accadrà molto più in là nel tempo di quanto precedentemente previsto" afferma Acton. Sul breve termine, questa maggiore disponibilità energetica negli Stati Uniti sarà quello di stimolare le attività commerciali, soprattutto nel settore immobiliare, aumentando le opportunità di investimento per l'economia statunitense.

"L’aumento dell’offerta di combustibile sta già determinando il rientro delle attività manifatturiere all’interno del territorio statunitense, un fenomeno che viene chiamato "on-shoring". Molti impianti di produzione che erano stati trasferiti all'estero per beneficiare del basso costo della manodopera sono stati riportati nel paese per utilizzare un’abbondante quantità di energia a prezzo più contenuto. Un’importante conseguenza di questo fenomeno è che la produzione risulta ora più vicina alla domanda del consumatore finale” afferma Acton. Inoltre, con la maggior produzione energetica determinata dal fracking è necessario sviluppare una maggiore capacità di immagazzinamento dell’energia prodotta. "Attualmente, in molte parti del paese vi è carenza di capacità di stoccaggio del gas naturale. Il gas viene letteralmente bruciato alla fonte perché non si sa dove immagazzinarlo, quindi nei prossimi anni gli oleodotti e la capacità di stoccaggio dovranno aumentare. Anche le infrastrutture portuali saranno potenziate, in modo da poter esportare fonti energetiche in Europa, ed eventualmente anche nella regione dell’Asia-Pacifico" afferma Acton.

Acton è particolarmente positivo relativamente agli effetti del fracking sulla crescita della domanda associata alle proprietà commerciali. "La necessità di un maggior numero di strutture di immagazzinamento è destinata ad aumentare. Inoltre, il boom energetico creerà più posti di lavoro per posizioni impiegatizie, specialmente per occupazioni connesse alla tecnologia nel settore energetico" afferma Acton, il quale sottolinea che la domanda sta già aumentando in alcune città, come Houston e Dallas, in Texas. "Queste città sono in piena ripresa della crescita, con conseguenze reali in diversi settori. A Dallas, i settori finanziari legati all'energia stanno attraversando una fase positiva, mentre a Houston, la progettazione e lo sviluppo di impianti energetici sta stimolando la crescita dell’attività e della ricerca" aggiunge Acton. Nel complesso, Acton ritiene che la rivoluzione energetica determinerà una riduzione dei costi per le aziende statunitensi, il che andrà a beneficio di ogni settore. "E ogni settore in crescita influisce in modo positivo sul settore dell’edilizia commerciale" conclude Acton.

Philippe Waechter, Chief Economist Natixis Asset Management Sebbene la cosiddetta “shale revolution” statunitense porti con sé importanti implicazioni per la crescita economica del Nord America, Waechter non è convinto che determinerà una trasformazione dell'economia globale. La domanda di energia è aumentata notevolmente a livello globale a partire dall'inizio del 2000, quando i paesi emergenti hanno iniziato a ricercare fonti energetiche per alimentare il loro notevole sviluppo economico. "La domanda di petrolio è aumentata enormemente, trainata soprattutto dalla Cina, che oggi rappresenta la seconda economia mondiale. Nel 2008 è stata questa maggiore domanda a spingere i prezzi del petrolio sopra i 100 dollari: la forte crescita dei paesi emergenti ha cambiato radicalmente la composizione del prodotto interno lordo (PIL) mondiale" afferma Waechter. Ad ogni modo, Waechter riconosce alla “shale revolution” il merito di aver aiutato i paesi occidentali ad evitare una recessione più prolungata dopo la crisi finanziaria globale, limitando le tensioni sui prezzi del petrolio. "Se non fosse per questo nuovo aumento dell’offerta, i prezzi del petrolio sarebbero probabilmente più alti, e le già fragili economie dei paesi sviluppati ne risulterebbero indubbiamente svantaggiate" afferma Waechter. Cosa potrebbe comportare l'indipendenza energetica per gli Stati Uniti Waechter analizza le conseguenze geopolitiche in gioco che potrebbe comportare il raggiungimento dell'indipendenza energetica da parte degli Stati Uniti. Innanzitutto, Waechter sottolinea che la Cina sta attuando misure per rendere più aperti gli scambi commerciali, ad esempio tramite la creazione di una valuta convertibile (lo yuan), utilizzata per il mantenimento delle riserve, e l’aumento dell’apertura dei mercati finanziari agli investitori stranieri previsto per i prossimi anni.

Tale cambiamento permetterà probabilmente alla Cina di diventare un forte concorrente degli Stati Uniti. "Con l'evolversi di questo scenario, la maggiore autonomia statunitense derivante dalla sua indipendenza dalle risorse esterne può essere vantaggiosa" sostiene Waechter. "Inoltre, poiché la Russia è il maggior produttore di petrolio ed un importante attore nel settore energetico mondiale, sarà interessante osservare come si svilupperanno i rapporti tra Stati Uniti e Russia nei prossimi anni" afferma Waechter. "Mentre la crescita globale continuerà a dipendere dall'energia, i rapporti tra le varie forze cambieranno. La maggiore disponibilità di risorse energetiche consentirà agli Stati Uniti di rimanere un attore globale, capace di influenzare gli equilibri mondiali" aggiunge Waechter. Nel complesso, Waechter avverte che la frontiera del gas e del petrolio di scisto non deve rappresentare la fine della ricerca energetica degli Stati Uniti, poiché le risorse sono limitate. Egli ritiene che le fonti di energia alternative e rinnovabili saranno di primaria importanza per la futura sostenibilità economica e geopolitica. Implicazioni per il commercio globale Il boom energetico statunitense dovrebbe determinare una notevole e sostenibile riduzione dello squilibrio del deficit esterno degli Stati Uniti (cioè la quota del debito totale di un paese di pertinenza di creditori esteri).

Waechter ritiene che qualsiasi riduzione significativa del deficit probabilmente cambierà gli equilibri del commercio globale. "Il deficit esterno degli Stati Uniti ha rappresentato un problema e una fonte di rischio sin dall'inizio degli anni '80, ai tempi dell'amministrazione Reagan, poiché un deficit esterno elevato comporta una riduzione del risparmio interno. All’epoca, l’equilibrio del commercio globale vedeva, da un lato, gli Stati Uniti caratterizzati da un enorme deficit e, dall'altro, tutti gli altri paesi, in media con surplus e con risparmi in eccesso che andavano a compensare il disavanzo di risparmio statunitense" afferma Waechter. Waechter sottolinea come, negli anni Ottanta, al tempo delle politiche di libero mercato del presidente Reagan e del primo ministro britannico Margaret Thatcher, venne messo in atto un cambiamento nella regolamentazione del commercio globale per incrementare i flussi di capitale in ingresso negli Stati Uniti e finanziarne gli squilibri. Secondo Waechter, qualora il deficit esterno statunitense dovesse convergere per ritornare in equilibrio nel prossimo futuro, una delle questioni che emergeranno è se tale regolamentazione rimarrebbe invariata. Cosa attendersi con riferimento al prezzo del petrolio? Waechter ritiene che nel 2014 i prezzi del petrolio dovrebbero rimanere piuttosto stabili o addirittura scendere leggermente. Ma l'entità di tale riduzione dipenderà probabilmente da paesi come l'Arabia Saudita, la quale ha un livello preciso di prezzo al barile che le consente di bilanciare il proprio budget.

"Per esempio, se il prezzo del petrolio dovesse scendere durevolmente sotto il prezzo corrente di circa 90 dollari statunitensi, l'Arabia Saudita potrebbe ridurre la propria produzione, il che farebbe aumentare i prezzi", afferma Waechter. Detto questo, Waechter ritiene che il prezzo del petrolio dipenderà dalla forza della ripresa economica mondiale nel prossimo futuro. Tuttavia, a causa dell'aumento della produzione di petrolio da parte dei paesi esterni all’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), è probabile che il prezzo del petrolio rimarrà in un intervallo compreso tra i 90 e i 110 USD nei prossimi anni. Gli effetti del fenomeno dell’”on-shoring” sull'Asia Sebbene Waechter riconosca che l'on-shoring (il rientro della produzione nel Nord America, principalmente dall'Asia) sia una tendenza in atto tra le società statunitensi, ritiene che l’impatto sulla crescita economica asiatica non sarà significativo. " In Asia l'economia è in rapida crescita. Molte società globali hanno aperto stabilimenti in quest'area perché il mercato è in crescita, non necessariamente per produrre in Asia ed esportare in Nord America" sostiene Waechter.

Egli ritiene che molte società manterranno la propria attività produttiva in Asia ed avranno la possibilità di aprire nuovi stabilimenti negli Stati Uniti. Matthew Eagan, Fixed-Income Manager Loomis, Sayles & Company Eagan ritiene che il boom nel settore del gas e del petrolio di scisto sia un fattore molto positivo per l'economia americana sotto molti profili. "L'indipendenza energetica è molto positiva per l'economia. Le esportazioni nette si ridurranno grazie alle minori importazioni di energia. Inoltre, l'attività economica legata all'esplorazione e allo sviluppo di petrolio e gas, unitamente alla costruzione delle infrastrutture necessarie in termini di condotte, perforazioni, e via dicendo, determineranno un aumento del PIL statunitense", afferma detto Eagan. Eagan sostiene che se gli Stati Uniti cresceranno, anche i partner commerciali nord-americani, come il Canada e il Messico, ne beneficeranno. Inoltre, il nuovo governo messicano ha annunciato riforme fiscali e, fattore probabilmente ancor più importante, la fine del monopolio del settore petrolifero nazionale.

"In Messico è in atto un’importante fase di riforme, tra cui la liberalizzazione degli investimenti privati nel settore energetico nazionale. Potrebbero essere necessari degli anni per realizzare completamente tutti cambiamenti necessari, ma si tratta comunque di un'indicazione del fatto che il governo sta cercando di utilizzare le proprie risorse energetiche in modo più efficiente", sostiene Eagan. Con l'apertura del settore petrolifero messicano, il boom del gas e del petrolio di scisto potrebbe estendersi anche al Messico nei prossimi anni, con ricadute molto positive sull’economia messicana in termini di crescita economica e sulla valuta nazionale.

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