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Milano, 4 dic. (Labitalia) - Per fotografare lo stato attuale dell’informativa climate change fornita dalle società quotate sul mercato telematico azionario, gestito e regolamentato da Borsa Italiana, Deloitte ha analizzato i bilanci di 226 società quotate italiane relativi all'esercizio 2019. Le società sono state classificate in sei macro-settori (industry) e 18 sotto-settori (settori), con l’obiettivo di esaminare le correlazioni tra informativa di bilancio sul climate change e core business delle entità. All’esito dell’analisi dei 226 bilanci inclusi nel perimetro, Deloitte ha rilevato che il 42% delle relazioni finanziarie analizzate, relative a 95 entità, include un’informativa climate, seppur con livelli di dettaglio molto diversificati tra loro, mentre il 58% delle relazioni finanziarie, relative a 131 entità, non evidenzia alcuna informativa.L’analisi ha riguardato il bilancio d’esercizio e il bilancio consolidato, quest’ultimo per le società che lo predispongono, nonché la relazione sulla gestione ad essi correlata. Si è invece esclusa dall'analisi, l'informativa fornita nella dichiarazione non finanziaria, salvo tale informativa non sia inclusa nella relazione finanziaria consolidata. L’obiettivo dell’analisi, infatti, vuole essere quello di analizzare in modo specifico la trattazione del rischio climate change nel bilancio, nonché le conseguenti interrelazioni, in tale ambito, in termini di rischi, di valutazioni e di informativa fornita. "Dallo studio condotto - spiega Stefano Dell’Orto, audit & assurance leader di Deloitte - traspare un buon grado di consapevolezza, soprattutto per le società appartenenti a settori caratterizzati da fattori di rischio più rilevanti, rispetto al fatto che il climate change costituisca un elemento rilevante nel contesto dei rischi aziendali e in quanto tale necessiti di essere incorporato nella strategia di gestione dei rischi e quindi nella relativa informativa di bilancio". Il processo "è certamente nelle sue fasi iniziali e in corso di evoluzione ma il fatto che più del 40% delle relazioni finanziarie annuali affrontino, seppur con livelli di approfondimento significativamente diversi, la tematica, è indice che il processo è stato avviato e che la necessaria consapevolezza, richiamata in precedenza, è crescente tra i preparers. Nei prossimi anni ci aspettiamo importanti cambiamenti e impatti significativi per le società, e conseguentemente per i loro bilanci sia in termini di assunzioni sottostanti le stime sia in termini di articolazione e trasparenza dell’informativa fornita".Nello svolgimento dell'analisi Deloitte si è focalizzata sulla presenza di informativa in merito al climate change, sulla collocazione all’interno della relazione finanziaria annuale e sul livello di approfondimento 'dell'informativa fornita', prendendo a riferimento anche i principi tcfd (task force on climate-related financial disclosures). Emerge chiara la correlazione tra la presenza di informativa e il settore di appartenenza delle società: si ha una netta evidenza di come il settore e quindi il business costituiscano il driver più rilevante. L'analisi mostra un sostanziale equilibrio fra società industriali e società finanziarie: in particolare il computo evidenzia che circa il 42% delle entità industriali ha fornito informativa, percentuale di fatto del tutto analoga nel contesto delle società operanti nell’ambito dei financial services. Per quanto riguarda la collocazione dell’informativa all’interno della 'relazione finanziaria annuale', dall’analisi è emerso che la quasi totalità presentava disclosure sul climate change all’interno della relazione sulla gestione (96%, ovvero 91 su 95 entità); di queste, solo 24 hanno dato informativa anche in altri contesti della Relazione finanziaria annuale ('altre sezioni' o 'lettera agli azionisti').Guardando alle 'note integrative', ovvero 'note esplicative del bilancio', in 17 casi su 95 si è riscontrata informativa sul climate change, con particolare riguardo ai rischi e alle 'politiche contabili e criteri di valutazione'. Eccezionalmente si sono riscontrate considerazioni di merito con riferimento alle singole voci di bilancio e più in particolare per quel che concerne la valutazione delle immobilizzazioni, con particolare riferimento all’impairment test degli avviamenti iscritti e alla recuperabilità del valore di carico delle partecipazioni. Il 13% delle Relazioni finanziarie annuali presenta, infine, disclosure in 'altre sezioni', diverse da quelle precedentemente indicate. Il tema è principalmente trattato all’interno della 'lettera agli azionisti', rimarcando il carattere strategico della tematica. "Un ostacolo rilevante all’affermazione della rendicontazione sul climate change è l’assenza di metriche universali. L’introduzione di standard di riferimento e requirement minimi potrebbero costituire elementi guida per gli addetti ai lavori ma soprattutto criteri oggettivi per consentire una comparabilità delle informazioni fornite. Il requirement di uniformità dell’informativa rispetto alle linee guida introdotte dal tcfd costituirebbe un effettivo cambiamento di impostazione che potrebbe influire in modo significativo sulla qualità e completezza delle informazioni fornite, in attesa dell'avvio di uno dei processi di standard setting armonizzato su scala globale", aggiunge Massimiliano Semprini, partner di Deloitte e italian ifrs centre of excellence leader."L’impressione complessiva - commenta Mauro Di Bartolomeo, national professional practice director - che si desume dallo studio effettuato è quella di un management consapevole dei rischi correlati al climate change, con particolare focus sui profili gestionali e di business". Sembra invece "ancora mancare una correlazione esplicita tra informativa fornita in merito alla valutazione dei rischi e i relativi riflessi nel contesto dell’elaborazione delle stime contabili potenzialmente impattate e più in generale della valutazione delle poste di bilancio, in parte motivata dal fatto che le azioni di adeguamento sono, al momento, ancora disegnate ad alto livello con difficoltà a stimarne costi ed impatti". Per Di Bartolomeo "appare ad uno stadio di maturità ancora iniziale anche l’informativa fornita in merito alla valutazione dei rischi inclusa nella nota integrativa: nella maggior parte dei casi vi sono riferimenti di carattere generale al climate change a proposito di strategia e rischi, ma non vi è una declinazione specifica per l’entità e/o un’indicazione di come siano mitigati".





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