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Roma, 7 mag. (Labitalia) - "Il pnrr, oltre a illustrare nel dettaglio progetti e obiettivi, definisce i tempi di esecuzione e realizzazione di investimenti e riforme. Target e milestone da cui dipende l’effettiva erogazione delle risorse. Si rende sempre più necessaria una profonda riforma delle procedure di allocazione dei fondi pubblici, al fine di evitare cattive prassi e gestioni avutesi fino al recente passato". Lo dichiara all'Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Arleo, il commercialista e fondatore di Arleo & partners, realtà specializzata nella consulenza alle piccole e medie imprese nella partecipazione a bandi europei, nazionali e regionali, attiva come service anche per alcuni tra i principali studi di commercialisti italiani. "Una riforma - auspica - che parta da sburocratizzazione e semplificazione, facendo anche uso del meccanismo delle autocertificazioni, coinvolgendo le imprese e gli attori economici in un processo improntato a una pervasiva opera di digitalizzazione. Al centro dovrà esserci una piattaforma unica, tramite la quale la Pubblica amministrazione possa effettuare i controlli step by step necessari in fase di erogazione. Ma la riforma non potrà non interessare anche il codice appalti, che va modificato senza tuttavia mai perdere di vista il profilo legale e di giustizia, da rispettare a prescindere da qualsiasi opportunità economica, e che ne è anzi garanzia di successo". "Si rende altresì necessaria a monte - sottolinea Arleo - una definizione di ruoli e di competenze tra i vari enti pubblici, a partire dai ministeri per finire ai comuni, tutti coinvolti in prima linea per le loro esclusive prerogative, superando meccanismi che andavano finora a duplicare i processi decisionali, rallentando in maniera marcata la corretta gestione dei fondi pubblici. Quella del Pnrr, insomma, è una grande opportunità allo stato potenziale, che solo un radicale cambiamento di governance e procedure potrà tramutare in realtà fattuale"."Una volta avuto accesso - spiega - al 13% di anticipo sui fondi, le erogazioni successive saranno condizionate infatti al raggiungimento delle milestones previste nel piano. Le erogazioni saranno richieste su base semestrale alla Commissione europea, che ha 2 mesi di tempo per valutare la milestone, sentito il parere del Cef (Comitato economico e finanziario), e autorizzare il pagamento. Una ulteriore criticità da superare è costituita dall’Emergency brake, ovvero il 'freno di emergenza', che gli Stati membri potrebbero utilizzare, chiedendo approfondimenti sugli interventi in essere, da esaminare entro 3 mesi al Consiglio europeo. In caso di ritardi e incongruità, si può giungere addirittura alla sospensione del programma se per 3 trimestri consecutivi, quindi 18 mesi, non dovessero esserci progressi nella prosecuzione di spesa"."La valutazione delle performance di utilizzo - chiarisce Giuseppe Arleo - in base agli obiettivi intermedi, le milestone o ‘punti di controllo’, determina quindi il rischio costante di incagliarsi a causa di una gestione non puntuale del Piano. Il fatto che questo tipo di inconveniente abbia caratterizzato negli anni la gestione dei fondi europei in Italia fa capire quanta importanza abbia la rigorosa tempistica concepita con le milestone. Si tratterà di superare ogni volta una fase molto importante e critica, che, sulla base di una valutazione della gestione dei fondi ottenuti, ne condizionerà l’ulteriore erogazione". "La Commissione Ue - ricorda - ha pubblicato linee guida per aiutare gli Stati membri nella stesura dei piani. In esse, viene suggerito un template diviso in 4 parti: la prima contiene una descrizione di come il piano aderisce agli obiettivi definiti dal regolamento e alle priorità del semestre europeo; la seconda contiene la descrizione degli investimenti e delle riforme; la terza l’implementazione del piano, compresa la sua governance, e il coordinamento con altri programmi Ue; la quarta l’impatto atteso del piano. Secondo diverse cronache dei principali media, sarebbero state proprio l’incompletezza e l’approssimazione delle informazioni contenute nella bozza prodotta dal precedente governo uno dei fattori decisivi per la sua caduta, seguita dall’incarico all’ex governatore della Banca centrale europea. La struttura del nuovo Recovery presentato dal governo di Mario Draghi è molto più schematica, puntuale e chiara, anche se i tempi strettissimi avuti a disposizione probabilmente non hanno superato per intero lacune e qualche omissione del vecchio documento".





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