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Roma, 14 apr. (Labitalia) - Le flotte aziendali scelgono l'ibrido. A dirlo l'osservatorio sulla mobilità aziendale Top thousand (composto da fleet e mobility manager di grandi aziende) e la rivista Fleet magazine, che ha interpellato 102 fleet manager che hanno tracciato un quadro puntuale su numeri, prospettive, vantaggi, incertezze e criticità di questa alimentazione. L’indagine è stata condotta su un ampio campione di oltre 100 aziende di ogni dimensione (grandi, medie, pmi) e di diversi settori merceologici (farmaceutica, tour operator, banche, logistica, compagnie aeree, assicurazioni, consulenza, etc...), per un parco totale gestito di 118.439 veicoli, di cui 106.654 a noleggio e 6.158 unità ibride, divise tra mhev (mild hybrid electric vehicle), hev (hybrid electric vehicle) e phev (plug-in hybrid electric vechicle). La prima risposta che emerge con chiarezza dalla ricerca è che l’ibrido, nelle sue tre declinazioni, è ormai una realtà per le imprese italiane, grazie alla crescente offerta delle case automobilistiche e alla propensione da parte dei noleggiatori a proporlo nel mix di alimentazioni in flotta. L'ibrido in flotta non è certo una novità, precedenti survey condotte dall’Osservatorio avevano rilevato quote in crescita negli ultimi anni. Dallo studio emerge una sostanziale equa distribuzione tra i diversi modelli ibridi (full, mild e plug-in), con una crescente propensione verso quest’ultima tecnologia, arrivata a rappresentare il 36% della complessiva flotta ibrida. L'ibrido alla spina sta conquistando quote di mercato non solo grazie all’aumento dell’offerta dei modelli, ma anche per il livello di emissioni (sotto i 60 gr/km) che dal luglio scorso consente di ottenere vantaggi in virtù della nuova disciplina sul fringe benefit, oltre alle previste agevolazioni per la circolazione (su tutti, ingresso nelle ztl, parcheggi). Il tutto senza l’ansia da ricarica che ancora oggi riduce l’appeal dell’elettrico. Tra i motivi che spingono i fleet manager a scegliere l’ibrido spiccano l’abbassamento delle emissioni medie di CO2 (indicato dal 60% degli intervistati), la responsabilità sociale di impresa (segnalato dal 55%), i risparmi negli spostamenti, le tipologie di percorsi e chilometraggi effettuati dai driver (il 57% percorre meno di 100 km al giorno), l’abbattimento dei consumi (segnalato dal 26% del campione) e, non ultimo, la tassazione agevolata del fringe benefit (21%). Interessante notare come quasi 20 fleet manager su 102 abbiano segnalato anche il vantaggio derivante da canoni di noleggio che oggi risultano sempre più competitivi. L’avvicinamento all’ibrido, in questi anni, è stato attentamente ponderato dalle aziende: il 36% degli intervistati (percentuale che sale molto se si considerano solo le imprese con parchi superiori alle 1.000 unità), prima di adottarli, ha effettuato una survey interna per monitorare gli spostamenti dei driver e verificarne le reali esigenze di mobilità. L’89% dei veicoli ibridi è oggi assegnato in fringe benefit (il restante 11% è condiviso) e l’81% viaggia quotidianamente sia in città, che su percorsi extraurbani. Nei prossimi 12 mesi si prevede una crescita del 250%, anche grazie a canoni più vantaggiosi. Sulle prospettive di crescita dell’auto ibrida non ci sono dubbi: 75 fleet manager su 102 dichiarano di voler aumentare in modo significativo il numero di questi veicoli in flotta nei prossimi 12 mesi: una previsione di aumento che tocca le 15.500 unità nel giro di un anno, una crescita superiore al 250% rispetto ad oggi.L’interesse, ancora una volta, si rivolge in modo particolare verso l’ibrido plug-in (il 54% dichiara di volerli inserire in car list), seguito dal mild e dal full hybrid. Una gerarchia che rispecchia anche l’offerta: la maggior parte dei modelli che saranno lanciati sul mercato nel corso dell’anno, infatti, saranno proprio phev. A rendere più appealing i veicoli ibridi hanno contribuito di certo canoni di noleggio più vantaggiosi che in passato: 2 fleet manager su 3 hanno registrato da parte dei noleggiatori canoni uguali o addirittura in calo per il noleggio di veicoli ibridi negli ultimi due anni. La variazione è stata attribuita, in particolare, al miglioramento dei valori residui (il valore del veicolo al termine del noleggio), alla maggiore disponibilità di modelli (che incide positivamente sui prezzi), ai bassi costi di manutenzione degli Hev, ma anche agli incentivi stataliInfine, un’area che merita maggiore attenzione: nonostante un up-grade negli ultimi 24 mesi, la consulenza da parte dei noleggiatori, presenta ampi margini di miglioramento; solo 4 fleet manager su 102 dichiarano che i propri driver hanno usufruito di corsi di formazione sui veicoli ibridi (organizzati da Case, noleggiatori, ma anche da altri fornitori esterni)“Lo studio elaborato su un campione altamente rappresentativo - osserva Gianfranco Martorelli, presidente di Top thousand - evidenzia la ormai consolidata propensione a inserire veicoli ibridi in flotte aziendali, in particolare plug-in hybrid. L’impatto della pandemia non sembra aver rallentato questo processo; le nuove norme penalizzanti sul fringe benefit e gli incentivi governativi stanno anzi supportando questa transizione che si preannuncia inesorabile, ma graduale. La svolta elettrica ci sarà e la mobilità aziendale come sempre farà da apripista, ma ci vorranno diversi anni. Fino ad allora l’ibrido (in particolare il plug-in) rappresenterà una soluzione concreta e sostenibile per ridurre in modo significativo le emissioni del proprio parco, evitando le ansie e le attuali limitazioni connesse alla tecnologia elettrica".





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