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"Realizzare graphic novel? Mi piacerebbe...". Fausto Vitaliano racconta il suo secondo romanzo

LA TRAMA DI "LORENZO SEGRETO"

Deve esserci una ragione per cui siamo nati. La domanda tormenta Lorenzo Segreto fin da bambino, quando si sedeva sull'erba insieme a Valter guardando il mondo e stupendosene. I due fratelli vivono in una provincia dove per decenni hanno trivellato per cercare petrolio, ma hanno trovato carcasse di cristiani e bombe inesplose. Sono soli: il padre li ha abbandonati, la madre ha perso la ragione e il nonno è stato cacciato. Valter è zoppo da una gamba. E, forse anche per questo, è diventato fascista. Lorenzo se ne deve andare da quel posto. E lui se ne va. Prima a Londra e poi a Milano. Diventa un brillante uomo di finanza. Lavora per la Crediback, il suo futuro è radioso. Ha anche conosciuto Adriana, che somiglia a una dea. Ma la domanda continua a tormentarlo: Per quale ragione sono al mondo"? La risposta verrà da lontano, da un luogo che non ha più un nome e da una storia di guerra che nessuno vuole più ricordare. Perché anche a Milano, nel 2000, si sta combattendo una guerra. Non ci sono trincee né bombardamenti, ma la devastazione è la stessa. E c'è un'ultima cosa da chiarire: chi ci sta davvero raccontando la storia di Lorenzo Segreto?

L'AUTORE

Fausto Vitaliano (Olivadi, Catanzaro, 1962) è uno degli sceneggiatori di punta di Disney Italia. Scrive da molti anni storie per “Topolino” e altre testate del gruppo. Collabora con gli editori Feltrinelli e Rizzoli: ha curato, tra gli altri, volumi di Beppe Grillo (Tutto il grillo che conta) e di Michele Serra. Con quest’ultimo ha scritto il monologo Tutti i santi giorni, prodotto dal Teatro dei Filodrammatici di Milano. Ha pubblicato due saggi per Giunti-Motta Junior.

Fausto Vitaliano, come mai per il suo secondo romanzo ha deciso di raccontare il mondo della finanza?
"La finanza è in realtà solo uno dei temi di Lorenzo Segreto. Potrei dire che è lo sfondo, ma forse non è nemmeno quello. È l’ambiente in cui Lorenzo, il protagonista, lavora e dove ha sempre lavorato. Ma nel mio libro ci sono altri strati narrativi, se così posso dire, ancora più importanti. C’è una storia d’amore, una storia familiare, legami invisibili, ricordi falsi e identità fasulle, vicende dolorose risalenti alla Seconda guerra mondiale che ritornano a galla quasi sessant’anni dopo. C’è il tema della memoria, che mi è molto caro. E, infine, c’è il collante che tiene insieme tutte le storie, che è la possibilità. Ciò che siamo, la vita che ci è dato di vivere è solo una delle tante possibilità che si sono concretizzate e che noi, per nostra comodità, chiamiamo realtà. Potrei dire che “Lorenzo Segreto” è un romanzo quantistico, ma mi pare una definizione alquanto pomposa. Preferisco dire che ho voluto scrivere - non so se del tutto riuscendoci - una storia possibile".

Si è fatto ispirare dai romanzi che negli ultimi anni hanno provato a raccontare il mondo della finanza, come ad esempio "Resistere non serve a niente" di Walter Siti?
"Come dicevo, la finanza è uno dei temi del libro, e nemmeno quello più importante. Io, del resto, non conosco quel mondo tanto da poterne raccontare. Ma il libro di Siti l’ho letto e riletto. E ogni volta lo trovo più bello".

Milano è l'altra protagonista del suo nuovo libro: cosa pensa di questa città che sta cambiando in vista dell'Expo?
"Non è la prima volta che Milano cambia o prova a cambiare. Non sarà nemmeno l’ultima. Ci ha provato all’epoca di Mani Pulite e ci sta provando adesso. Il problema, se mi è consentito, è che Milano è una città con un problema di memoria a breve termine. Dimentica troppo volentieri e troppo rapidamente il proprio passato, specie quello più recente. E, così facendo, non riesce mai a imparare dai propri errori".

Sta già lavorando al suo terzo romanzo?
"Sto lavorando contemporaneamente su tre tracce per tre storie diverse. Molto diverse una dall’altra. Ancora non ho deciso quale tra queste potrebbe diventare un romanzo, anche se nell’ultimo periodo la scelta si sta orientando in maniera più decisa".

Lei è un noto sceneggiatore di fumetti: ha in mente di realizzare un graphic novel?
"Mi piacerebbe. Il fumetto è una forma di espressione che amo molto e alla quale sono molto legato. Realizzare graphic novel, però, è molto più complicato che scrivere un romanzo. Non fosse altro che il processo lavorativo prevede la presenza di almeno due soggetti, sceneggiatore e disegnatore. Per il momento mi accontento di leggere le belle cose uscite ultimamente. Gipi, per esempio. E Manuele Fior, Cyril Pedrosa".

@PrudenzanoAnton

FaustoVitalianoLaurana
 
Tags:
fausto vitalianolauranalorenzo segreto

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