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Malattie rare
Emofilia Acquisita A: De Cristofaro "Il problema più importante è la diagnosi"
Emofilia: De Cristofaro "Il problema più importante è la diagnosi"

In occasione della Giornata Mondiale dell'Emofilia, Affaritaliani ha intervistato 
Raimondo De Cristofaro, responsabile del Servizio Malattie emorragiche e trombotiche - Dipartimento di Medicina interna e Scienze mediche specialistiche del Policlinico Universitario "A. Gemelli di Roma"

Dottore in occasione della Giornata Mondiale dell’Emofilia saremmo interessati a un focus sull’Emofilia Acquisita A, una forma ancor  più rara di emofilia e, per la caratteristica propria di acquisita, anche più pericolosa delle  forme congenite. Cosa può dirci al riguardo? 

"L’emofilia “acquisita” è una rara forma di patologia in cui si generano patologicamente anticorpi anti-fattore VIII della coagulazione, che ne inibiscono la funzione. Ciò determina una situazione emorragica molto grave (vasti ematomi dei tessuti molli, emorragie di organi interni, compreso il cervello, etc.) e paradossalmente ancor  più grave dell’emofilia congenita grave, perché pochissimo o per nulla responsiva al trattamento sostitutivo con  concentrati di fattori VIII. L’età avanzata è preferenzialmente colpita da tale patologia, che con una certa frequenza si associa a malattie come il cancro malattie infiammatorie o autoimmuni sistemiche ma che può anche manifestarsi in maniera assolutamente isolata".

Quali problemi in particolare? 

"Il problema più importante che si incontra in questa patologia emorragica è la diagnosi. Infatti spesso tale malattia non è prontamente riconosciuta e una ritardata diagnosi può determinare nel paziente danni così gravi da non essere più curabili e causare financo la morte per shock emorragico o gravi emorragie di organi vitali come il cervello. Un altro importante problema  è  anche rappresentato talora dalla pronta disponibilità dei farmaci indicati nel trattamento specifico. Tali farmaci sono infatti raramente utilizzati nella pratica clinica, non sono molto conosciuti da medici non specialisti nel settore  e sono inoltre caratterizzati da un costo elevato"

Difficoltà nella diagnosi ?

La difficoltà nella diagnosi, come accennavo in precedenza, è rappresentato dal fatto che non tutti gli ospedali sono dotati di personale specializzato per la diagnosi e la terapia delle coagulopatie. A fronte di manifestazioni emorragiche, come quelle accennate in precedenza, un abnorme allungamento di un test coagulativo di base, cioè l’APTT, dovrebbe essere attentamente valutato e ulteriormente indagato anche in laboratori non specialistici tramite semplici test di base per porre almeno il sospetto diagnostico di emofilia acquisita. In seguito,  laboratori dei centri per lo studio delle malattie emorragiche possono agevolmente confermare la diagnosi e quantificare il livello dell’inibitore del fattore VIII (ad es. con il test di Bethesda). 

Quali bisogni terapeutici ancor non soddisfatti 

Come accennavo in precedenza, la pronta disponibilità dei cosiddetti prodotti “by-passanti”, quali in concentrato protrombinico attivato e il fattore VII attivato ricombinante, sono in grado di attivare la coagulazione anche in assenza di fattore VIII,  permettendo la generazione dell’enzima principe della coagulazione del sangue, cioè la trombina. Questi farmaci sono da tempo disponibili e debbono essere considerati salvavita, anche se il loro costo per un corretto trattamento di pazienti con emofilia acquisita è elevato. 

Quali sono le innovazioni in termini di trattamento per il futuro prossimo?

Oltre il trattamento in emergenza delle manifestazioni emorragiche con i prodotti “by-passanti”, l’altra necessità riguarda la terapia immunosoppressiva per l’inibizione della produzione di auto-anticorpi anti-FVIII. A tal riguardo, oltre i classici farmaci immunosoppressivi, quali i cortisonici e la ciclofosfamide, la moderna farmacologia ha messo a disposizione alcuni farmaci “biologici”, rappresentati da anticorpi monoclonali che inibiscono le cellule linfocitarie responsabili della produzione degli anticorpi anti FVIII. Tali farmaci, anch’essi molto costosi, vengono utilizzati sempre maggiormente per il trattamento di lunga durata, finalizzato al mantenimento della tolleranza immunologica nei confronti del FVIII, garantendo nel tempo una piena efficienza emostatica nel soggetto precedentemente colpito da emofilia acquisita. 

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