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Cloud Italia, la strategia per la PA del futuro

Il Cloud Computing è un paradigma che si è rapidamente affermato nel corso degli ultimi anni sia per le grandi imprese che, soprattutto, per le PMI. I vantaggi sono enormi, specialmente per le aziende più piccole che non possono permettersi grandi investimenti in infrastrutture e in competenze per gestirle. Giusto per fare un paio di esempi, possiamo citare la velocità e scalabilità: il tempo di messa in opera di una nuova soluzione applicativa è incomparabilmente minore con il cloud rispetto a qualsiasi ipotesi di realizzazione in casa e poi, se serve più potenza elaborativa, questa è facilmente (quasi immediatamente) disponibile; lo stesso potremmo dire per la resilienza e anche per la sicurezza.

“In Italiaonline usiamo il Cloud in modo esteso, sia per far funzionare i nostri processi interni che per realizzare i servizi per i nostri clienti e quindi per noi è strategico – spiega Marcello Fausti, responsabile cybersecurity dell’azienda - Per i nostri clienti consumer, PMI e large account, realizziamo progetti, siti web, campagne di advertising, tutto basato sul cloud. Forse l'unico segmento di mercato che è rimasto indietro nell'adozione di questo paradigma è la Pubblica Amministrazione che, però, sta cercando di colmare il gap che ha accumulato”. 

Lo scorso 7 settembre il ministro per l'Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao ha presentato la nuova strategia “Cloud Italia” da cui emerge chiaramente che il cloud computing è una scelta obbligata anche per la PA italiana che, al momento, eroga la maggior parte dei servizi pubblici tramite data center che spesso non possiedono caratteristiche sufficienti per assicurare adeguati standard di affidabilità, resilienza e sicurezza informatica.

La nuova strategia, il cui obiettivo del è quello di fare un decisivo passo avanti verso la modernizzazione della PA, nasce con un approccio da molti definito “Security First”, che prevede di progettare la nuova infrastrutture Cloud Nazionale con solide fondamenta basate sull’analisi dei rischi sottesi ad un'operazione così vasta e complessa, che assorbirà investimenti per 1,9 miliardi di euro provenienti dal PNRR. 

I capisaldi del progetto sono tre – spiega ancora Fausti - Innanzitutto l’autonomia tecnologica, ossia il non dipendere da tecnologie di paesi extra-UE in quanto ciò può comportare rischi di varia natura. In secondo luogo, il controllo dei dati, relativo al fatto che i dati della PA non siano esposti a rischi sistemici da parte di fornitori di paesi extra UE. È noto, infatti, che in alcuni paesi extra UE la legge prevede che, in determinate condizioni, sia garantito ai governi l’accesso ai dati contenuti nel cloud anche se questi appartengono a paesi terzi e contro la loro volontà. Infine, la garanzia di continuità, intesa come continuità del servizio. Il Cloud Nazionale, quindi, deve porre particolare attenzione a resilienza e, quindi, all'affidabilità, ridondanza, sicurezza e disaster recovery”. 

Ciò detto, quali sono le linee di azione strategiche del progetto Cloud Nazionale?
“Il piano prevede una strategia in 3 punti. Il primo è la classificazione dei Dati e dei Servizi per guidare e supportare la migrazione dei dati e servizi della PA sul Cloud. In base a questa classificazione, i dati ed i servizi gestiti dalla PA saranno classificati in strategici, critici e ordinari e da ciò dipenderà la scelta dello specifico servizio cloud da utilizzare, la localizzazione dei dati e la scelta del fornitore addetto alla loro gestione. I dati e servizi afferenti funzioni essenziali dello Stato, ad esempio, saranno classificati come strategici, i dati sanitari dei cittadini saranno classificati come critici, mentre dati e servizi relativi a portali istituzionali delle amministrazioni saranno classificati come ordinari”.

Il secondo punto – prosegue Marcello Fausti – è la qualificazione dei Servizi Cloud, vale a dire la realizzazione di un processo sistematico di scrutinio e qualificazione dei servizi Cloud utilizzabili dalla PA. Il terzo punto è la creazione del Polo Strategico Nazionale (PSN), ossia un’infrastruttura nazionale per l’erogazione di servizi Cloud, la cui gestione e controllo siano autonomi da soggetti extra UE. Il PSN dovrà garantire adeguati livelli di continuità operativa e tolleranza ai guasti e sarà distribuito sul territorio nazionale, con indirizzo e controllo pubblico”.

La Strategia per il Cloud Nazionale è un progetto di infrastrutturazione molto ambizioso, di elevata complessità tecnologica e con obiettivi temporali molto sfidanti, ma non più rimandabile per una PA che voglia essere all’altezza dei suoi compiti in un Paese digitalmente evoluto. 

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