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donatella consolandi

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"Se queste linee guida non verranno rispettate, allora non si potrà parlare più di etica". Intervistata da Affaritaliani.it, Donatella Consolandi, presidente di Unicom (l'Unione Nazionale Imprese di Comunicazione) si fa sentire nel giorno in cui la sua associazione, insieme a Upa e Assocom, ha sottoscritto il primo documento condiviso sulle gare di comunicazione private. Regole che, fino a ora "sono rispettate in pochissimi casi". Il prossimo documento condiviso potrebbe riguardare i diritti di negoziazione? "C'è spazio per migliorare dove oggi la trasparenza non c'è"

L'INTERVISTA

Perché un documento condiviso?
L'iniziativa è partita da me qualche mese fa. Le singole associazioni avevano già scritto alcune linee guida. Ma se un mio associato va da un imprenditore che fa una gara e dice che l'associazione cui appartiene gli impone alcune regole, l'imprenditore può anche far finta di nulla. Nel momento in cui le linee guida sono sottoscritte dall'associazione delle imprese di comunicazione e dagli imprenditori che investono in comunicazione, le cose cambiano. E devo essere sincera: il presidente dell'Upa Sassoli de Bianchi ha subito condiviso la mia idea. Si parla tanto di etica. Adesso, se queste linee guida condivise non verranno rispettate, allora possiamo fare a meno di parlarne.

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Nel documento si dice che il migliore sistema di selezione resta la consultazione. C'è un abuso dello strumento della gara?
Sì. Spesso si mettono in gara venti agenzie senza conoscere i loro clienti e il loro know-how. Sarebbe molto più corretto fare una consultazione, per poi selezionare tre agenzie, mettendole in competizione. Senza consultazioni è come pescare nel mucchio. Un'impresa ha tutto il diritto di guardarsi intorno. E' giusto che veda 10-15-20 agenzie. Ma un conto è consultare. Altro è partecipare a una gara, anche per i costi che sostengono le agenzie.

Secondo lei, quante sono le gare che, fino a ora, hanno rispettato i principi adesso codificati nelle linee guida?
Fino a ora le linee guida non c'erano. L'abitudine di mettere in gara chicchessia è un malcostume molto diffuso. Una gara fatta con un minimo di correttezza, trasparente, che includa 3-4 agenzie e che garantisca un rimborso è rara: parliamo di percentuali minime. Spero e credo che adesso tutto migliori.

Sassoli de Bianchi ha puntato il dito contro i diritti di negoziazione. C'è spazio per un documento condiviso anche in questo campo?
Il problema esiste, ma c'è spazio per migliorare. I centri media hanno tolto trasparenza al mercato. E lì bisognerà intervenire perché non si può continuare così.

Previsione per il prossimo anno: il segno più è ancora un miraggio?
Sono ottimista ma non arrivo a pensare a un segno più. Credo e spero che ci sarà un miglioramento. Anche perché, arrivati a questo punto, non possiamo che risalire. Cambieranno tante cose. Il digitale ci sta mettendo del suo. I mutamenti porteranno a un ripresa.  
 

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