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Premium pozzo senza fondo: patrimonio negativo per 142 milioni

Entro la fine di quest'anno Mediaset  dovrà nuovamente metter mano al portafoglio per rafforzare il patrimonio della controllata (all'89%) Premium. La pay tv, secondo quanto emerso dalla relazione consolidata del network guidato da Pier Silvio Berlusconi, come anticipato da www.milanofinanza.it venerdì 27 aprile, ha chiuso il 2016 con una perdita di 384,47 milioni. Il rosso è legato soprattutto ad ammortamenti e svalutazioni, principalmente di diritti televisivi (562,95 milioni), che ha portato il patrimonio netto in negativo per 142,42 milioni.

Per questa ragione, scrive Milano Finanza, il broadcaster di Cologno Monzese, nell'arco di 12 mesi, procederà alla ricostituzione del capitale. Un'operazione considerata naturale e di routine, che con ogni probabilità verrà definita nella sua entità e completata già entro la fine del 2017. Ne era già stata definita una lo scorso anno: tra giugno e ottobre era stato sottoscritto un aumento da 140 milioni a coperture delle perdite cumulate da Premium.

Resta il fatto che, come più volte ribadito dal management del Biscione e in particolare dallo stesso Berlusconi, l'intenzione è continuare a lavorare per il rilancio di Premium. Tanto più che all'inizio dello scorso mese di maggio è stato nominato un nuovo amministratore delegato, Marco Leonardi, che ha preso il posto di Franco Ricci. Ma come già messo in evidenza dal gruppo controllato da Fininvest la perdita record (294,5 milioni) è legata essenzialmente ai costi di natura straordinaria legati alla causa con il socio Vivendi .

Controparte portata in tribunale (Mediaset  ha chiesto un risarcimento danni da 1,5 miliardi, a cui si sommano i 570 milioni richiesti dalla stessa Fininvest) per il mancato rispetto dell'accordo vincolato, siglato l'8 aprile di un anno fa, e relativo proprio alla cessione di Premium. Collegata a questo progetto industriale, mai andato in porto per il dietrofront della controparte francese (nel luglio 2016), c'è anche un'altra mossa fatta dal Biscione ed emersa tra le pieghe della relazione di bilancio 2016.

L'11 aprile dell'anno scorso, ossia tre giorni dopo la sigla dell'intesa con Vivendi  che prevedeva anche l'acquisto incrociato di una quota di capitale del 3,5% delle due società quotate, il network di Cologno aveva comprato un derivato per coprirsi dalla volatilità del titolo del gruppo d'Oltralpe, prima di entrare in possesso della partecipazione azionaria (il closing era previsto per lo scorso settembre). Il costo della copertura è stato di 33 milioni. I contratti put su azioni comprati erano tre, con le controparti Credit Suisse, Jp Morgan e Bnp Paribas.

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