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Medicina
Coronavirus, la corsa al vaccino una partita tra americani e cinesi

La corsa al vaccino contro il Coronavirus sta facendo emergere due protagonisti che sono favoriti per il podio virtuale da numeri uno. Il primo studio è di scuola americana, il secondo di scuola cinese.

Soltanto quattro giorni fa la Compagnia americana Moderna aveva comunicato i risultati dei primi test sull’uomo. 45 volontari sani lo hanno provato con risultati ’sicuri e ben tollerati’. Il vaccino ha prodotto in non meno di otto partecipanti un livello di anticorpi nel sangue in grado di neutralizzare l’infezione in persone che avevano già superato la malattia. 

Oggi ( ieri per l’Italia) la prestigiosa rivista Lancet  ha pubblicato un articolo degli studi dell’Istituto di Biotecnologia di Pechino e della Compagnia cinese Cansino Biologics sui risultati del primo vaccino cinese. Dopo 28 giorni di prova su 108 volontari sani i risultati sembrano essere molto promettenti. Oltre alla sicurezza il vaccino è sembrato capace di generare anticorpi e linfociti T tra i volontari.

Coronavirus. Il vaccino una partita tra cinesi e americani

La leader del progetto cinese, Wei-Chen, ha detto che’ c’è ancora molta strada da fare perchè il vaccino possa essere disponibile in tutto il mondo’.

Dal mese scorso il vaccino cinese passerà alla fase 2 con una prova su 500 persone per affinare quantità adeguate a proteggere contro il Covid-19.

Moderna invece ha promesso invece di cominciare la fase 3, con un impiego  su 600 volontari già in estate.

Chi arriverà prima? Secondo il virologo Florian Krammer del prestigioso Ospedale del Monte Sinai a New York il vaccino cinese potrebbe completare l’ultima fase in autunno con un gruppo di partecipanti oltre i 60 anni ,un target particolarmente esposto al virus.

La realtà è che già pochi mesi dopo l’inizio della pandemia due vaccini sono in fase 2. Nulla di simile era successo nel 2002 per la SARS.  Quasi 100 sono allo studio con gli investimenti di Big Pharma e del Governo degli Stati Uniti.

In particolare Donald Trump ha stanziato 1000 milioni di dollari per un progetto comune che porterà ad una selezione tra i potenziali vaccini e quindi a due vaccini su cui si concentreranno gli investimenti. 

Il vero problema non è se il vaccino sarà trovato ma quando sarà disponibile agli 8 miliardi di umani del pianeta. E nemmeno si sa quante dosi saranno necessarie, se servirà una dose per tutta la vita o sarà necessario ripetere il vaccino ogni anno come per l’influenza.Lo potrà garantire una sola multinazionale o sarà necessario unire le forze?

Tutte domande ancora senza risposta ma vale la pena di non illudersi troppo. Nella grande America da due mesi è quasi impossibile trovare disinfettanti, mascherine o guanti. Come si puo’ immaginare che il vaccino contro il Coronavirus sarà alla portata di tutto il mondo, in breve tempo e a prezzi contenuti?

Un’utopia per un modello di sviluppo economico mondiale che prevede tre parole in particolare :profitto, speculazione ed egoismo e ne dimentica altre due come solidarietà ed eguaglianza.  

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