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Medicina
Tumore alla tiroide: lenvatinib è la cura del carcinoma tiroideo differenziato
Tumore alla tiroide: scoperta la cura del carcinoma tiroideo differenziato

Tumore alla tiroide: aumentano i casi in Italia. Scoperta nuova molecola per la cura del carcinoma tiroideo differenziato refrattario allo iodio radioattivo

 

Il tumore alla tiroide colpisce soprattutto persone in età lavorativa, fra i 40 e i 50 anni. Nel 2016 in Italia sono stimati 15.300 nuovi casi di tumore della tiroide (11.000 donne e 4.300 uomini), in costante aumento.

Le guarigioni sono elevate, superiori al 90%. Ma per una forma particolare, il carcinoma tiroideo differenziato e refrattario allo iodio radioattivo, finora non erano disponibili nuovi farmaci attivi. 

 

Carcinoma tiroideo differenziato, la cura: lenvatinib, la molecola innovativa che ferma la crescita della malattia

 

Oggi una molecola innovativa, lenvatinib, può rappresentare una svolta nel trattamento di questi pazienti affetti da carcinoma tiroideo differenziato perché presenta un efficace controllo di malattia. 

Alle nuove opportunità di cura contro questa neoplasia è dedicato il convegno nazionale “The First Thoughts in Thyroid Cancer” oggi a Milano

I risultati dello studio Select hanno evidenziato i benefici di lenvatinib

Sono stati coinvolti 392 pazienti con carcinoma tiroideo differenziato e refrattario allo iodio radioattivo in fase avanzata in oltre 100 centri in Europa, Nord e Sud America e Asia. 

Rossella Elisei, Professore associato di Endocrinologia all’Università di Pisa e responsabile del centro coordinatore italiano, dichiara

“L’Italia ha avuto un ruolo molto importante perché è stato uno dei Paesi che ha arruolato il maggior numero di pazienti. Lo studio ha dimostrato un importante prolungamento della sopravvivenza libera da progressione, con un valore mediano di 18,3 mesi rispetto ai 3,6 mesi del placebo. Il vantaggio è stato di 14,7 mesi. Inoltre lenvatinib ha migliorato significativamente il tasso di risposta (64,8% vs 1,5%). La nuova molecola ferma la crescita della malattia, con una notevole riduzione delle metastasi, e il paziente può avere una buona qualità di vita. Nelle ultime analisi dei dati raccolti con lo studio si è visto che in alcuni sottogruppi il farmaco aumenta la sopravvivenza, in particolare nelle persone di età più avanzata e con la forma follicolare”.

“I pazienti colpiti da tumore della tiroide dopo le terapie possono condurre una vita normale - conclude la dott.ssa Anna Maria Biancifiori, Vice Presidente C.A.P.E. (Comitato Associazioni Pazienti Endocrini) -. Il ritorno alla quotidianità familiare e lavorativa è fondamentale per questi pazienti, di solito giovani e impegnati nell’attività professionale. È importante che il nuovo farmaco ora disponibile garantisca anche una buona qualità di vita”.

 

Tumore alla tiroide, cura del carcinoma tiroideo differenziato: il nuovo farmaco lenvatinib è rimborsabile

 

A luglio 2016 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha stabilito la rimborsabilità di lenvatinib garantendo la disponibilità di questa terapia ai pazienti nel nostro Paese. “Il sistema sanitario dovrebbe garantire sempre a tutti l’accesso ai trattamenti efficaci – spiega il Prof. Sebastiano Filetti, Preside della Facoltà di Medicina all’Università La Sapienza di Roma e membro della Commissione Tecnico Scientifica dell’AIFA –. È necessario attivare percorsi appropriati sulla base di dati aggiornati utilizzando le risorse in modo razionale evitando gli sprechi e rendendo disponibili i trattamenti più innovativi.”

 

Tumore alla tiroide differenziato: la donne più colpite degli uomini

 

L’incremento annuo (2002-2016) di questa neoplasia fra le donne è stato del 3,8%, fra gli uomini dell’1,4%. 

Il Prof. Andrea Lenzi, presidente SIE (Società Italiana di Endocrinologia), afferma:

Nelle donne under 50 il carcinoma tiroiedeo differenziato è il secondo tumore più frequente dopo quello del seno e si colloca al quarto posto fra tutte le neoplasie femminili, dopo mammella, colon-retto e polmone.  Fra i fattori di rischio principali il gozzo, caratterizzato da numerosi noduli della tiroide dovuti a carenza di iodio, condizione che interessa 6 milioni di italiani, il 10% della popolazione. Una possibile spiegazione dell’aumento di questa neoplasia è offerta dall’accuratezza e diffusione dei moderni mezzi diagnostici, ecografia e risonanza magnetica da un lato, analisi di biologia molecolare e indagini citologiche dall’altro. Queste tecniche consentono di individuare il tumore in fase molto precoce. L’aumento del numero dei casi può essere ricondotto anche all’epigenetica, cioè all’impatto dei fattori ambientali che possono provocare mutazioni genetiche”. 

 

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