A2A, nuovo ribasso. Troppi dubbi sul duale e la vendita

di Fabio Massa
Nuovo tonfo in Borsa per A2A, che ormai è pericolosamente vicina a quota 0,8 dopo essere arrivata sopra quota 0,9 ad azione. Sabato il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono e quello di Milano, Giuliano Pisapia, hanno indetto una conferenza stampa per dire che sono disponibili a scendere al 50,2 per cento di possesso comune, dal 27,5 per cento attuali per amministrazione. Insomma, il dato che il mercato sta recependo è che stanno per essere messe in vendita azioni per una quota del 4-5 per cento. Come verranno vendute queste quote? Per adesso non è dato saperlo. L'altra notizia è che avrà fine - come già preannunciato - il sistema duale con un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione, ai cui vertici si alternano i "campioni" di Milano o di Brescia. In origine, il primo presidente del consiglio di gestione è stato Zuccoli. Adesso, invece, è Tarantini. Prima un milanese, poi un bresciano. Lo schema si interromperà perché la governance non sarà più condivisa. Il presidente si alternerà, ma l'amministratore delegato dovrà essere deciso di concerto.
E qui nasce il primo problema. Alla nascita di A2A Brescia era amministrata dalla sinistra (sindaco Paolo Corsini) e Milano dalla destra (Letizia Moratti. Nel 2008 Corsini, al secondo mandato, lascia la città e vince le elezioni il ciellino Adriano Paroli. Subito, da sotto la Madonnina, si ipotizzò una collaborazione più stretta e più pacifica, dopo i dissidi che avevano visto opposti il presidente del consiglio di sorveglianza, l'ex presidente di ASM Renzo Capra, e il presidente del consiglio di gestione, il compianto ex presidente di Aem Giuliano Zuccoli. Cambiò qualcosa? No. Anzi. Il titolo continuò a crollare, anche sull'onda di investimenti "strani" come quello in Montenegro. Poi, a Milano c'è un nuovo cambio di rotta (politico): via la Moratti, dentro Pisapia. Ancora una volta tra i due azionisti non c'è omogeneità a livello di colore. E subito iniziano le liti per il rinnovo degli organi dirigenti, con accuse continue sull'asse Tabacci-Paroli. A Brescia, intanto, la pressione continua a salire perché in città non si parla d'altro che delle competenze svendute, del gioiello ASM bruciato nella fusione. Rinnovati gli organi, il titolo ricomincia a salire, triplicando il proprio valore. Conta soprattutto la politica di riduzione del debito-monstre della società. Poi la destra perde Brescia, ed è un brutto colpo per gli uomini di Berlusconi. Rinnovata coincidenza politica Pisapia-Del Bono, e subito si decide di levare il duale. Peccato che adesso, dopo anni di difficoltà e decisioni spesso ondivaghe, il mercato non si fidi più della politica dei due comuni. In che modo verrà deciso l'amministratore delegato? E se i due soci - come spessissimo è avvenuto in questi anni - non si trovassero d'accordo? Di più: come verrà messa sul mercato la quota dei due comuni? Il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo ha chiesto, in una dichiarazione ad Affaritaliani.it, di rivolgersi al mercato tout court, senza accordi e accordini, evidentemente scottato dall'esperienza Sea-F2i. Troppe incognite, troppi dubbi. Troppi per un mercato che chiede certezze e non ubbie politiche. L'unica certezza? I due direttori generali: Renato Ravanelli (in foto) e Paolo Rossetti. Quelli non cambiano mai. E, ovviamente, uno è di Milano e l'altro di Brescia.
@FabioAMassa