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Bambini che chiedono aiuto: viaggio nel palazzo dei disperati

Bambini che chiedono aiuto: viaggio nel palazzo dei disperati

La corrente gli è stata tagliata cinque giorni fa e ora si chiedono “come facciamo a cucinare?”. Sono decine le famiglie straniere di pakistani, egiziani, marocchini e centrafricani che vivono all'addiaccio abusivamente in uno stabile occupato e abbandonato in stato di degrado in via Germana de Staël. Quartiere Dergano, periferia nord di Milano. Si tratta di una palazzina disposta su tre livelli: oltre 4mila metri quadrati di uffici, cortili, box e posti macchina abbandonati da anni. Lo stabile è figlio del fallimento della SDP spa di Peschiera Borromeo, una società di telecomunicazioni finita in liquidazione già nel 2011. Il patrimonio immobiliare è stato messo in asta giudiziaria dal Tribunale di Milano. Si legge nella procedura di concordato preventivo che l'immobile è “vuoto, inutilizzato da anni, si presenta in stato di abbandono e in mediocri condizioni di manutenzione” con “notevoli e consistenti infiltrazioni dalla copertura” che hanno “causato il distacco di gran parte dell'intonaco dai soffitti del primo piano, crepe, macchie di umidità e scrostature anche al piano seminterrato”.

Da tre anni questo scheletro nel cuore del quartiere Dergano-Bovisa è diventato la casa di decine di famiglie di immigrati in condizioni di povertà. “Siamo circa 100” racconta ad Affaritaliani.it Milano Taimur, un ragazzo pakistano che lavora come consegna pizze. “Ci sono anche 15 bambini” aggiunge Alì mentre mostra le condizioni del palazzo. “Per noi fa lo stesso – dice Aziz con rassegnazione parlando dal cancello – ma per i bambini sarebbe meglio avere almeno la corrente”. “Li ho seguiti durante il lockdown perché gli ho fatto consegnare i pacchi spesa del Comune” spiega ad Affaritaliani.it Milano un volontario del Naga, associazione attiva a Milano dal 1987 e che si occupa in particolare di assistenza sanitaria, legale e sociale a cittadini stranieri regolari e non. “All'epoca i bambini erano una quindicina però una o due famiglie hanno avuto la casa popolare grazie all'assistente sociale che coordinava le consegne”.

Pochi residenti in quartiere sanno cosa accade all'interno e ancora meno si ricordano che cosa fosse il palazzo prima di essere abbandonato. “C'era un call center” racconta un anziano signore mentre parcheggia la macchina proprio davanti ai cancelli dello stabile. Dai documenti del concordato preventivo del Tribunale di Milano risulta che l'immobile sia stato valutato da un perito quasi 5,3 milioni di euro con una prima stima. Per poi essere messo in asta a 3 milioni e 173mila euro e finire bandito a 1,1 milioni di euro, probabilmente a causa dello scarso interesse suscitato fra i potenziali acquirenti.

Francesco Floris/Fabio Massa

frafloris89@gmail.com fabio.massa@affaritaliani.it

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