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Milano
Brescia, medico arrestato in forte stress: uccise per alleggerire ospedale

Medico arrestato diceva di essere "in lotta per salvare vite umane"

L'arresto di Carlo Mosca, il medico dell'ospedale di Montichiari finito ai domiciliari, è stato chiesto per la morte sospetta di tre pazienti, ma uno dei tre deceduti per Covid e' stato cremato e non e' stato possibile ricostruire il nesso di causalita' tra il suo decesso e la somministrazione di farmaci, che sarebbe stato dimostrato, invece, per gli altri casi dalle autopsie.  "Nella mia carriera ho lavorato anche sull'elisoccorso e ne ho viste di cotte e di crude, ma mai come in quest'epidemia". A parlare cosi', in un'intervista al 'Corriere di Brescia' nel giugno scorso, era proprio Mosca. Originario di Cremona ma residente a Mantova, nel periodo piu' caldo dell'emergenza si era trasferito in un B&B della cittadini bresciana di 26 mila abitanti proprio per essere piu' vicino al lavoro che lo impegnava quasi tutto il giorno. "Poteva sempre succedere qualcosa. E volevo essere a fianco del mio gruppo". E li' e' rimasto fino agli inizi di maggio. E ogni giorno la lotta era quella "per salvare piu' vite possibili". Il tutto in una cittadina tra le piu' colpite dalla pandemia nella prima fase con un ospedale trasformato interamente in centro covid gestendo nel periodo 'caldo' oltre 500 pazienti e dove persino la mensa era stata adattata a reparto con 30 letti. 

Mosca non sorpreso al momento dell'arresto

Al momento dell'arresto Carlo Mosca, 47 anni, "non ha lasciato trapelare particolari reazioni" e non e' apparso sorpreso dall'arrivo dei carabinieri del Nas nella sua abitazione. Lo riferiscono fonti investigative, da cui si apprende che il primario sapeva di essere sotto indagine. 

Due colleghi dissero no a richieste di Mosca

Nella notte tra il 18 e il 19 marzo, due colleghi di turno, un medico e un infermiere, di Carlo Mosca, il medico dell'ospedale di Montichiari ai domiciliari con l'accusa di omicidio volontario, si rifiutarono di somministrare a un paziente i farmaci da lui richiesti. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare a carico del primario del pronto soccorso. Uno dei due, si legge nell'ordinanza, ha raccontato agli inquirenti che "mentre era di turno quella notte, era raggiunto telefonicamente da Mosca, il quale ordinava di somministrare al paziente ricoverato dal pomeriggio a causa di severe difficolta' respiratorie causate dall'infezione Covid 19, due fiale di succinilcolina oltre a un antipsicotico e alla benzodiazepine. Trattandosi di farmaco che, secondo le sue cognizioni, aveva l'effetto di 'paralizzare i muscoli respiratori e gli altri muscoli scheretrici, senza effetto sullo stato di coscienza', la cui dispensazione avrebbe provocato la morte del paziente per soffocamento, in assenza di intubazione (procedura che ne' Mosca ne' altro medico aveva previsto, la cui praticabilita' era stata escluso quello stesso pomeriggio dall'anestesista, in considerazione delle condizioni critiche del paziente si rifiutava di ottemperare alla disposizione". A questa conversazione, "assisteva" anche un altro medico di turno in Pronto Soccorso, "il quale parimenti non somministrava il cocktail di farmaci previsto per le vie brevi da Mosca. 

Un infermiere, Mosca fermato per evitare altri morti

Dopo i decessi di Natale B., il 20 marzo, e di Angelo P., due giorni dopo, un infermiere ha raccontato al collega dalla cui denuncia e' partita l'indagine su Carlo Mosca di "averlo dovuto fermare per limitare il numero dei morti, aggiungendo di avere notato la mattina successiva nel contenitore dei rifiuti fiale vuote du succinilcolina e e di propofl". Una ricostruzione, questa, annota il gip, che "trovava conferma nelle testimonianze rese dal personale infermieristico e medico del Pronto Soccorso di Montichiari".  

Gip, uccise per alleggerire assedio ospedale

"E' verosimile che l'indagato si sia determinato a uccidere poiche' mosso dalla volonta' di 'liberare' non solo e non tanto posti letto, bensi' risorse strumentali ed energie umane, fisiche ed emotive, dei colleghi medici, degli infermieri e di tutti gli altri operatori del Pronto Soccorso". Lo scrive il gip di Brescia, Angela Corvi, nell'ordinanza a carico di Carlo Mosca. In quei giorni, ricorda il giudice, il pronto soccorso di Montichiari "era, analogamente alla gran parte delle strutture sanitarie della provincia bresciana, letteralmente sotto assedio della pandemia da Covid 19. Tutto scarseggiava (DPI, maschere e caschi per l'ossigeno) alla disponibilita' di materiali piu' sofisticati per mantenere in vita i pazienti". Tuttavia, il gip esclude a beneficio di Mosca "la scriminante dell'adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica che esclude la punibilita'". Non siamo di fronte al "dilemma fra obblighi salvifici e/o di cura nei confronti di diversi pazienti, che si e' presentato com'e' nota alla comunita' scientifica nei giorni piu' bui" perche' al paziente viene contestato non dell'aver lasciato morire i pazienti, bensi' di averli soppressi, con una condotta di tipo attivo". Il "conflitto" che il gip individua "e' quello tra il divieto di uccidere (taluni pazienti) e l'obbligo di tutelare la vita (di altri degenti che,, in quella situazione estrema, avrebbero potuto essere salvati convogliando su di loro le scarse risorse, umane e materiali, disponibili".

Mosca ha cercato di ostacolare indagini

Dopo avere saputo gli esiti delle autopsie, Carlo Mosca "avvicinava membri del personale per concordare una versione di comodo della vicenda, addirittura istigandoli a dichiarare il falso". Lo scrive il gip di Brescia nell'ordinanza di custodia cautelare a carico del primario del Pronto Soccorso di Montichiari. E ancora, annota il gip, "nonostante la gran parte dei sanitari fosse a conoscenza dell'utilizzo di farmaci per intubare da parte di Mosca, al di fuori di qualsiasi protocollo o linee guida, nessuno si risolveva a denunciare il primario prima dell'esposto del 23 aprile, ne', a quanto consta, a segnalare i fatti alla competente direzione sanitaria". 

Dalle intercettazioni emerge che Carlo Mosca e' "un soggetto in preda a forte stress originato (anche) dal dover fronteggiare nuovamente il crescente afflusso di casi di Covid 19" e "il replicarsi delle medesime condizioni che occasionavano i suoi delitti rende dunque altamente probabile che egli si risolva nuovamente a somministrare farmaci vietati ai pazienti piu' gravi per accelerarne il decesso, falsando a tal fine i dati contenuti nelle relative cartelle cliniche".

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