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Covid, donne e impresa: per tre su quattro "meglio essere dipendente"

Covid, donne e impresa: per tre su quattro "meglio essere dipendente"

E’ forse lo smart working a tracciare il confine tra maggiore e minore incertezza nell’imprenditoria femminile. Lo rileva il sondaggio promosso dal Gruppo Terziario Donna di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza (dati elaborati dall’Ufficio studi della Confcommercio milanese) per l’avvio del corso di formazione online “In viaggio verso la leadership” tenuto da Poliedros Management Consulting (società di consulenza nata per affiancare le aziende nella valutazione delle scelte strategiche, nei momenti di crescita, di riorganizzazione, di cambiamento). La prima edizione del corso è realizzata grazie al sostegno di EBiTer Milano (l’Ente bilaterale del terziario) e al supporto del Capac Politecnico del Commercio e del Turismo.“In viaggio verso la leadership”, 16 imprenditrici milanesi diverse per estrazione professionale, vissuto e settore, affrontano un percorso in 6 puntate (avviato il 27 ottobre) fino al prossimo 4 dicembre* sullo sviluppo della leadership al femminile ai tempi della pandemia.

Nel primo semestre 2020 sono complessivamente cresciute le imprese che contano donne protagoniste nelle cariche aziendali – 193 mila a Milano, 447 mila in Lombardia, + 2% nel capoluogo, + 1,2% in regione** – ma la recessione generata dall’emergenza Covid rischia di accrescere - come è emerso nel primo appuntamento del percorso formativo online “I nuovi leader al tempo della pandemia e il valore delle differenze” – le disuguaglianze già conosciute nei tempi pre-Covid. A livello internazionale, il settore dei servizi vede le donne prime vittime di possibili tagli.“La scommessa di ‘In viaggio verso la leadership’ - afferma Lionella Maggi, presidente del Gruppo Terziario Donna di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - è capire come questa pandemia impatti sulla parità di genere nel mondo dell’impresa, ma anche come possa diventar un’occasione per accrescere la resilienza e la capacità di gestire i conflitti e l’equilibrio tra lavoro e vita privata”.

Sui risultati del sondaggio (risposte da 258 imprenditrici) pesa la grande difficoltà del momento: l’88% registrerà nel 2020 un calo di fatturato e il 60% ritiene che il benessere psicofisico sia diminuito (stabile per il 32%). Restano incerte le prospettive nel 2021 per il 62% delle donne imprenditrici. Il 20% pensa che peggioreranno ulteriormente. Di fronte all’incertezza che si sta vivendo l’imprenditrice, in questo momento, preferirebbe essere una dipendente: alla domanda provocatoria così ha risposto, forse in maniera altrettanto provocatoria, il 75%.

L’approccio donna-smart working mitiga, però, il pessimismo separando sostanzialmente l’esperienza imprenditoriale di chi lo ha adottato dalla situazione delle imprenditrici che, invece, non l’hanno potuto effettuare e magari l’hanno “subito” nella desertificazione cittadina, come le operatrici del commercio e dei servizi alla persona. L’84% delle imprenditrici che, per l’attività svolta, ha sperimentato lo smart working ha rilevato la maggiore capacità di saper conciliare il lavoro con le esigenze private-familiari.Lo smart working ha migliorato la vita delle donne? Sì per il 69% di chi l’ha fatto, no per il 57% di chi non ha potuto farlo. E la discesa del benessere psicofisico delle donne imprenditrici è meno grave per chi ha operato in smart working (per il 43% in diminuzione) rispetto a chi lo smart working non ha potuto farlo (diminuito per il 74%).Le prospettive per il 2021, infine, sono equilibrate per chi ha effettuato lo smart working (36% in peggioramento, 36% in miglioramento, 28% buone) molto più che per le altre imprenditrici (69% in peggioramento, 27% in miglioramento, 4% buone).

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