“Altro che Giovanni Allevi, Ludovico Einaudi o Stefano Bollani. Tra i chitarristi c’è molto accademismo e poca innovazione”. L’intervista al chitarrista Roberto Fabbri

Martedì, 6 aprile 2010 - 10:49:00
di Nicole Cavazzuti

Nei negozi da pochi giorni con il nuovo cd “Beyond”, il compositore e chitarrista Roberto Fabbri, romano classe 1964, sarà in concerto al Blue Note di Milano martedì 6 aprile. E l’evento promette di essere molto accattivante. Le premesse, per lo meno, ci sono tutte. “Per avvicinare i giovani agli strumenti classici bisogna tenere conto degli impulsi sonori contemporanei. La mia musica attinge quindi al jazz, al rock e al pop”, spiega infatti Fabbri, che è anche autore di una trentina di libri didattici sul tema. E poi aggiunge: “Credo che la musica classica possa essere testimone del suo tempo, ma i musicisti non dovrebbero limitarsi a riproporre i programmi accademici, che indubbiamente fanno parte del nostro patrimonio culturale e bisogna diffondere, ma che non sono sufficienti per avvicinare i giovani agli strumenti classici. Diventa quindi importante secondo me riscoprire la figura del compositore-esecutore e promuovere la musica nei concerti”.

Chi sono secondo te i musicisti più innovativi e interessanti?
“Mi vengono in mente tre pianisti: Giovanni Allevi, Ludovico Einaudi e Stefano Bollani”.

Roberto Fabbri cover BEYOND(media)

E nessun chitarrista?
“No, onestamente. Dobbiamo ancora migliorare molto: nel campo del pianoforte sono più avanti. C’è molto accademismo tra i chitarristi, bisognerebbe essere più personali e più innovativi. Non per niente il mio nuovo il cd si chiude con sei composizioni di Giovanni Allevi che ho trascritto per chitarra: Il Bacio, Aria, Panic, Come sei Veramente, Go With The Flow e Downtown”.

Come mai hai deciso di trascrivere per chitarra i brani di Allevi?
“Per dimostrare come nel passaggio da uno strumento all’altro la bellezza della musica può rimanere immutata”.

E veniamo quindi al tuo concerto al Bluen Note. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Presenterò i 14 brani inediti contenuti nel nuovo cd Beyond, che sono pensati come cartoline musicali dei Paesi che ho visitato, conosciuto o scoperto grazie al mio suonare in giro per il mondo. Inoltre suonerò una “Fantasia” creata appositamente per l’occasione, che unisce in un unico pezzo le sei composizioni di Giovanni Allevi.”

Roberto Fabbri IMG 7244(media)

A quale dei tanti Paesi che hai visitato sei più legato?
“Alla Spagna e in particolare a Madrid. Devo infatti idealmente all’amico chitarrista Pablo de La Cruz l’avvio della mia carriera internazionale, iniziata proprio grazie al suo invito con il mio quartetto al Festival Andrès Segovia del 2001 a Madrid. Da allora si è instaurato un particolare legame con la Spagna fatto di musica e importanti amicizie. In onore del mio amore per questa città ho composto una trilogia, articolata nei brani Atocha (che è la stazione più antica della città), Preludio e Canzone. Detto questo sono molto legato anche al Sud America e a Belgrado, dove si tiene il più grande festival della chitarra del mondo”.

È così che nasce la tua trilogia balcanica?
“Sì, Notte a Belgrado, Hammam e Dance for Dale sono nate dopo aver partecipato al Guitar Art Festival di Belgrado, dove ho visto una grande attenzione alla valorizzazione della tradizione che mi ha particolarmente colpito”.

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