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Guidesi: "Il vero nemico dello sviluppo in Italia è il centralismo"
Guido Guidesi

Guidesi: "Il vero nemico dello sviluppo in Italia è il centralismo"

"Per garantire l'occupazione servirebbe flessibilità. L'Europa spesso è consapevole dei problemi, ma inefficace e troppo lenta nel decidere". L'assessore lombardo allo Sviluppo Economico Guido Guidesi lo ripete da tempo. La politica monetaria della Bce, con l’aumento dei tassi di interesse, non sta raggiungendo gli obiettivi sperati e frena i nuovi investimenti delle imprese: "La valutazione fatta sull'inflazione non tiene conto di una speculazione finanziaria ormai frequente". Il leghista, intervistato da Affaritaliani.it Milano, rilancia anche su quello che definisce "il tema dei temi", ossia l'autonomia: "Il vero nemico dello sviluppo di questo Paese è il centralismo".

Guidesi, la Bce non cambia idea sui tassi di interesse.

Per noi è un problema doppio. Abbiamo un tessuto imprenditoriale che fa del segreto del proprio successo il tentare di migliorarsi quotidianamente e per farlo investe. Una politica monetaria di questo tipo sta dando due risultati negativi: il non raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Bce, su tutti la diminuzione dell’inflazione, e sta rendendo totalmente cautelativo l'approccio d'investimento delle imprese. Sono otto mesi che non si arriva al risultato sperato: la politica monetaria tradizionale, con un'inflazione dettata da speculazione finanziaria, non funziona.

Occorrono garanzie europee sull’accesso al credito?

Serve uno strumento di garanzia per le imprese per l'accesso al credito come fatto durante la pandemia se si vuole evitare un periodo di stagflazione. Sarebbe una risposta monetaria in controtendenza che consentirebbe alle imprese di continuare a investire per innovarsi in un momento dove c'è lavoro.

Anche la Regione può intervenire?

Sull'abbattimento dei tassi la Regione ha fatto e continuerà a fare. Ma per rendere l'idea pensiamo allo strumento che aveva messo in campo Finlombarda. La stessa cifra stanziata quattro anni fa, l'abbiamo stanziata a luglio. Quella di quattro anni fa si è esaurita in quattro anni, quella di luglio in venti giorni... questa è la dimensione in cui troviamo.

Sul Pnrr le Regioni hanno sempre chiesto maggior coinvolgimento.

Il nostro coinvolgimento avrebbe garantito la messa a terra delle risorse. Noi, come assessorato, lo scorso anno abbiamo utilizzato il 94% di quelle a disposizione. Noi siamo stati coinvolti dal governo Conte 2 solo esclusivamente per le materie che costituzionalmente ci competono, come l'edilizia sanitaria. Se si valuta lo stato d’avanzamento di quella programmazione ci si rende conto che siamo stati efficaci e abbiamo rispettato le tempistiche richieste.

Come vede la Lombardia dei prossimi decenni?

Maggiormente protagonista in Europa e in piena collaborazione con Regioni che, insieme a noi, producono il Pil del continente. Anche perché spesso subiamo lezioni da chi gode della produttività di altre Regioni. Noi dobbiamo avere in mente una strategia precisa. Stiamo già cambiando l'approccio: i nostri strumenti non si rivolgono più alle singole imprese ma ai settori e all'intera filiera.

Dall'automotive alla qualità dell'aria, dal packaging al riciclo dei rifiuti. Tutte le scelte Ue spesso penalizzano la Lombardia.

Noi siamo d'accordo sugli obiettivi ambientali da conseguire ma devono essere realizzabili e realistici. E soprattutto vogliamo che ci venga lasciata la piena libertà sul come raggiungerli. Un'impostazione ideologica porta a soluzioni suicide dal punto di vista economico. La nostra strategia è conseguente a quella indicata dal commissario europeo Breton che però confligge con quanto scrive il commissario Timmermans. Dalla stessa istituzione arrivano impostazioni diverse. Quando diciamo queste cose veniamo dipinti come anti-europei, ma siamo l'esatto contrario: vorremmo che quell'Europa che ci hanno raccontato a scuola si concretizzasse.

Le elezioni europee del prossimo anno sono l'occasione di invertire la tendenza?

I passaggi elettorali europei, dalla Spagna alla Grecia, dimostrano già che alcune indicazioni della Commissione sono fuori dalla realtà e i cittadini lo fanno notare con il voto. Alcune norme che vengono avanzate producono spaccature sociali e che sia la sinistra a sostenere queste tesi è incredibile: le conseguenze sono il contrario di quello che hanno sempre professato.

La direzione impostata dal governo nel rapporto con le imprese la convince?

Alcuni passaggi fatti sono estremamente importanti. Il primo è stato riconoscere il loro ruolo. Se vuoi lavoro, devi sostenere chi lo genera. Questo approccio culturale è fondamentale. In passato sembrava quasi che la Partita Iva fosse un nemico da estinguere. Sono molto d'accordo sull'andare avanti con l'abbattimento del costo del lavoro. E credo che l'allargamento del regime della Flat Tax sia molto utile anche per l'emersione, oltre ad agevolare la capacità di investimento. Il nostro governo ha intrapreso una strada strutturale, chiara e comprensibile.

In Lombardia, invece, come va con Fratelli d'Italia?

Quando si amministra una Regione di questa portata hai l'obbligo e il dovere di svestirti della maglietta politica e metterti al servizio, cercando di farlo in maniera laboriosa e innovativa dal punto di vista delle idee. Se ci si mette in questa condizione, dal punto di vista politico i confronti saranno sempre molto limitati. Partendo da presupposto fondamentale: in qualsiasi giunta o governo di centrodestra non c'è bisogno di discutere di valori: sono scontati. È quando metti insieme valori diversi che nascono le vere difficoltà.

La ciliegina sulla torta sarà l'autonomia?

O saremo messi nelle stesse condizioni dei Land tedeschi, o verrà il giorno in cui difficilmente riusciremo a competere con loro. Lo dico perché faccio l'assessore di una Regione che traina il Paese. Se vogliamo che la Lombardia continui a farlo, abbiamo bisogno di autonomia, come ne godono i Land tedeschi con vantaggi sull'efficienza e sul risparmio. Solo il federalismo può valorizzare un Paese così diverso nelle sue peculiarità come il nostro.

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