Milano/ Barbara Pollastrini ad Affaritaliani.it: "Il Pd sia più laico. E la Binetti..."
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di Angelo Maria Perrino
Parte un viaggio nella società sostenuto da Barbara Pollastini. All'Umanitaria la prima tappa con Valerio Onida e Ignazio Marino promossa dai circoli e associazioni tra cui il Tumbunn, l'Aniasi centro, Fondazione Quercioli, Laicità Civismo Democrazia e altri ancora. Un’occasione per discutere di laicità, Costituzione e testamento biologico. Sarà la prima di una serie di iniziative itineranti, delle quali l’autorevole esponente del Pd parla per la prima volta scegliendo Affaritaliani.it.
Onorevole Pollastrini, la pubblica opinione è presa dalla crisi economica, dal posto di lavoro a rischio, dal problema dello stipendio che non basta. E’ sicura che sia prioritario oggi porre la questione della laicità?
Sono convinta che non ci sia un prima e un dopo tra economia e diritti umani, civili. Ne è conferma il nostro presente attraversato da una crisi inedita e drammatica per l'allargamento delle diseguaglianze e per le domande di senso e di libertà delle persone... Sono altrettanto convinta che i progressisti, noi democratici, la sinistra possiamo conquistare e vincere se comunichiamo un messaggio di un’idea di crescita che riporti ad unità democrazia ed economia.
Penso al presidente Obama e alla sua prima settimana. Coerente col suo discorso di insediamento ha chiuso Guantamano, ha messo mano alla crisi, ha proposto la legge per la parità salariale tra uomo e donna, ha avanzato la copertura sanitaria alle fasce più a rischio, ma ha anche riproposto la ricerca sulle cellule staminali, ha reinvestito nel programma sulla demografia nel mondo e ha difeso la legge sull'aborto e i diritti dei gay. Eppure ieri non ha perso il tempo per cercare un accordo sul nucleare e a favore dell'ambiente...
E' una visione. E' una politica. Certo ci vuole uno sguardo laico e del coraggio.
Ma questo ragionamento sulla laicità va rivolto forse prima di tutto al vostro interno, a sinistra, dove non si vede né unità ne chiarezza strategica.
Io sento di avere due doveri. Uno è il dovere, come donna impegnata da anni in tante battaglie culturali e di civiltà di allargare la discussione pubblica, il confronto, di fare sponda con tutte le anime libere. Il presidente della Camera ha usato parole positive commentando la sentenza della Corte su quella legge 40, così punitiva per donne e per coppie. Parole altrettanto ferme nel valutare il testo del Senato sul testamento biologico e altre voci che si stanno levando in Parlamento. Soprattutto nella società si sta ampliando un movimento delle coscienze. Questa volta non dobbiamo essere sconfitti perché sconfitti sarebbero principi e valori della Costituzione. Poi ho un altro dovere che sento con altrettanta passione e impellenza…
Quale?
Che il Pd sempre più si dia un profilo laico e liberale, limpido nella sua funzione e nella sua idea di progresso.
Siamo in un passaggio elettorale decisivo per ridurre il peso di una destra inquietante. La loro risposta all'intreccio tra crisi economica e crisi democratica può produrre una caduta di civismo imponente e un ampliamento delle ingiustizie sociali e delle diseguaglianze.
Tutto il nostro cuore e la nostra intelligenza sono al servizio di questa causa. Ma poi l’imperativo morale è di dare al partito un profilo culturale più forte e un radicamento robusto. E per questo, col congresso, sarà essenziale una profonda discussione democratica.
Tornando a Fini, voi del Pd lo avete immediatamente adottato, in questa sua versione iperlaica. Ma c’è una parte del Pd che, come Paola Binetti e altri dieci, gli hanno scritto accusandolo di incoerenza. Abbiamo insomma un pezzo di Pd che scavalca Fini a destra, per usare una toponomastica semplicistica. Su queste vostre divisioni interne sui temi della laicità e della bioetica, un problema che non potete ignorare, non è il momento di dire parole chiare?
No, non abbiamo adottato Fini. Notiamo che ci sono differenze anche nella maggioranza e differenze nelle stesse leadership.



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