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Milano
Milano, l'Italia e la crisi. Bonomi: "A rischio un milione di posti"


di Fabio Massa

Un attacco duro, quello di Carlo Bonomi. Durante il live streaming di "C'era una svolta", organizzato da Fondazione Fiera Milano, il presidente di Confindustria (che è anche presidente della controllata Fiera Spa) ha spiegato che "bisogna smetterla di prendere le decisioni con in mente i dividendi elettorali". Sollecitato da Roberto Arditti, che lo ha intervistato insieme a Enrico Pazzali (presidente di Fondazione Fiera) e Ferruccio De Bortoli, Bonomi ha spiegato: "Io vedo una classe politica molto concentrata sull'emergenza, ma con zero strategia sul dove dobbiamo andare. Automotive, fisco, infrastrutture, grandi opere. La politica ha posizioni diverse anche all'interno degli stessi partiti. Faccio un esempio: che cosa succederà al mondo dell'acciaio? Per un paese trasformatore come il nostro è un tema molto importante. Abbiamo grandi questioni che dobbiamo affrontare scevri da interessi di parte. Abbiamo un'opportunità, forse l'ultima. Ancora un esempio: dove è finito il dibattito sul green e la sostenibilità? Era un tema sul quale stavamo investendo molto, eravamo leader in Europa, adesso siamo a zero". Pazzali ha insistito sul ruolo di Fiera: "Possiamo essere utili alla città e alla Regione. Abbiamo preso una mazzata ma ci stiamo rialzando e ce la faremo. Ci sono segnali chiari rispetto al prossimo anno. Prima di tutto sopravviveranno le fiere leader nel mondo, quelle più internazionali e quelle più digitali. Così potremo sopravvivere e riprenderci. Le grandi fiere italiane si stanno parlando e credo che nei prossimi giorni uscirà un protocollo condiviso da presentare al governo per poter riaprire il primo settembre. Per quanto riguarda Fondazione, oltre al settore fieristico, vorrei dire che confermeremo gli investimenti immobiliari e lanceremo un master".

Bonomi ha poi parlato della crisi che sta per investire Milano e l'Italia: "Si potrebbero perdere tra i 700mila e il milione di posti di lavoro. In Italia si è sempre pensato che il lavoro, l'innovazione, la semplificazione avvenissero per decreto. Ma purtroppo l'economia è qualcosa d'altro. O noi facciamo scelte dolorose o non cresceremo, e i posti di lavoro non ci sono se non c'è crescita". De Bortoli invece ha insistito su questioni non solo nazionali, ma anche locali. "Se fossi la Lombardia terrei chiuso altri quindici giorni dopo il 3 giugno. Milano? Ricordo che nel passato i milanesi sono stati chiamati a contribuire alla città. La prima linea della metro è stata tutta autofinanziata dai milanesi, si possono anche emetttere titoli. Ma bisogna rifare un patto tra privati, classe dirigente e potere. Forse a volte la classe dirigente è un po' troppo internazionalizzata e perde di vista la città".


fabio.massa@affaritaliani.it

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