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Giovani produttori: la Franciacorta raccontata da Joska Biondelli









Alla scoperta della Franciacorta, dei suoi giovani produttori e delle famose bollicine. Krystel Lowell (www.theshowear.com) ha visitato Cantina Biondelli
Alla scoperta della Franciacorta, dei suoi giovani produttori e delle famose bollicine. Krystel Lowell (www.theshowear.com) ha visitato Cantina Biondelli e ha intervistato il suo giovane fondatore Joska Biondelli.
Joska, come è diventato produttore di vino?
Lavoravo nella City a Londra come “head hunter”: ad un certo punto però il richiamo della Franciacorta è stato fortissimo, e il desiderio di adoperarmi per costruire qualcosa che potesse raccontare la terra dove sono nato ha determinato il mio rientro definitivo in Italia. La cantina è nata ufficialmente nel 2010: la nostra famiglia era già impegnata nell’agricoltura anche come conferitori di uve, e dunque il contatto con la vigna e la realtà enoica c’era sempre stato: quando abbiamo deciso di diventare produttori abbiamo fin dall’inizio ricordato le nostre origini ed il nostro legame con il territorio, ed è per questo che spesso ripeto “siamo viticoltori prima, e produttori di vino poi”.
Come è cambiata la Franciacorta in questi anni?
Un tempo la Franciacorta era spesso identificata come una zona dove i produttori di vino erano sostanzialmente degli industriali, e non veniva posto abbastanza l’accento sull’aspetto territoriale, soprattutto da chi ci osservava dall’esterno: in questi anni invece sia in virtù di studi approfonditi che sono stati condotti (basti pensare all’individuazione delle unità vocazionali effettuata dal Prof. Attilio Scienza all’inizio degli anni ’90) sia per il fatto che adesso molti produttori stanno lavorando con il focus sul territorio, è ormai passato il messaggio di quelle che sono le caratteristiche della Franciacorta che la rendono un’area unica, un polo spumantistico da cui hanno origine dei vini con dei tratti che solo qui si rinvengono.
Quali sono i caratteri distintivi dello stile Biondelli?
Amo i vini eleganti, diritti, con dosaggi bassi e privi di note ossidative. I nostri vini affinano unicamente in acciaio e decido di millesimare solamente le annate non solo ottime, ma eccezionali e con livelli elevati di acidità, quest’ultima garanzia di longevità.
Come mai ha scelto il nome “Première Dame” per il suo Millesimato?
“Première Dame” è un nome che è nato da più considerazioni: se da un lato è un omaggio alla terra -la Francia- che per prima ha mostrato al mondo la magia delle bollicine e che rimane una maestra, d’altro canto volevo intendere che si tratta di un vino che esce solamente in alcune formidabili annate, e che dunque come una “primadonna” si mostra poco: ma “primadonna” è un termine che in italiano ha spesso un’accezione negativa, e quindi ho optato per Première Dame.
Indichi un abbinamento gastronomico per ciascuno dei suoi tre vini.
Con Biondelli Brut accosterei dei piatti a base di pesce e crostacei, e pure delle carni bianche, mentre Biondelli Satèn è un vino che ben si presta ad accompagnare tutto il pasto. “Prèmiere Dame” chiama abbinamenti con preparazioni complesse e piatti sontuosi come ad esempio quelli a base di aragosta o foie gras.