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Milano
Sala, l'Appello: "Piastra Expo, reato prescritto ma non privo di rilevanza"
Albero della Vita e Palazzo Italia ad Arexpo

Sala, l'Appello: "Piastra Expo, reato prescritto ma non fu privo di rilevanza penale"

Il reato e' prescritto ma "il falso" commesso dall'allora commissario straordinario per l'Expo, Giuseppe Sala, oggi sindaco di Milano, "non puo' essere ritenuto innocuo e dunque privo di rilevanza penale"; inoltre e' "pacifica la falsita' della data apposta sugli atti sottoscritti da Sala".

Lo scrivono i giudici Cornelia Martini, Elsa Gazzaniga e Antonella Lai (della IV sezione penale d'Appello) nelle motivazioni con cui spiegano la sentenza del 21 ottobre 2020. Nei confronti di Sala pendeva l'accusa di falso ideologico, nel processo sulla cosiddetta 'Piastra dei servizi' Expo; in ottobre i giudici avevano dichiarato il non doversi procedere perche' il reato era estinto in quanto era intervenuta prescrizione, ma avevano rigettato la richiesta di assoluzione nel merito presentata dalla difesa. Sala, assistito dall'avvocato Salvatore Scuto, non aveva comunque rinunciato alla prescrizione (scattata il 30 novembre del 2019). Al centro dell'indagine la retrodatazione dei verbali della commissione giudicatrice per l'affidamento alla Mantovani di un appalto relativo all'esposizione universale del 2015. Le giudici d'appello proseguono: "Basta esaminare visivamente gli atti oggetto di imputazione per riscontrare che la data era apposta in stretta prossimita' della sottoscrizione e che non e' quindi credibile che l'imputato non abbia prestato attenzione". Il quadro difensivo, che comprendeva anche la corresponsabilita' di altri, a loro avviso, non incide "sulla responsabilita' soggettiva di Sala, che ha sottoscritto e fatto proprio, in virtu' del proprio ruolo, il contenuto degli atti" da lui firmati.

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