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Sala: "Milano? In letargo, non in ginocchio". Rintracciati 1800 casi sommersi

Sala: "Milano? In letargo, non in ginocchio". Rintracciati 1800 casi sommersi

"Bisogna organizzare la resistenza e pensare alla ricostruzione", così il sindaco di Milano Giuseppe Sala, in un'intervista apparsa su La Repubblica, che parla di una Milano in letargo ma non in ginocchio. A un mese dall'inizio dell'emergenza Coronavirus in Lombardia, la città che da sola macinava il 10% del Pil italiano ora vive "il suo momento più difficile perché quando cadi dall'alto ti fai più male". Il sindaco torna sullo sloga "MIlano non si ferma" spiegando che "In quel momento, lo spirito di Milano mi sembrava quello. Anche la scienza non dava una interpretazione univoca della gravità della situazione. Se ho sbagliato allora, oggi sono qua, tutti i santi giorni, per fare la mia parte". Per Sala "vedere ogni sera i numeri è angosciante, ma penso continuamente alla difesa. Per ora il virus non ha sfondato a Milano. Dobbiamo continuare a resistere chiedendo alle persone di stare a casa e aiutando i più fragili a farlo con una rete di volontari. E poi lavoriamo a un sistema di luoghi per ogni tipo di quarantena. Abbiamo messo a disposizione della prefettura più di 500 camere e andremo avanti". A pesare è "Non riuscire sempre a dare risposte. Continuo a tenere informati i milanesi, mi impegno per far funzionare la città, ma devo anche guardare avanti perché sarà durissima: i Comuni avranno molte meno risorse e molte più richieste dalla cittadinanza". Se la gente è disorientata, il sindaco sta già pensando alla rinascita "anche se non è facile parlarne perché i milanesi stanno ancora vivendo in uno stato di angoscia. Milano non sarà più come prima, sarà qualcosa di diverso, ma dovremo riprenderci quella leardership. Qualunque processo di ricostruzione dovrà ripartire da tre pilastri: la questione ambientale, la giustizia sociale, la salute.

"Prima di tutto, e lo dico anche a nome di molti altri sindaci lombardi che stanno cercando di interpretare dove una norma prevale sull'altra, è arrivato il momento di smetterla con i conflitti di ordinanze nazionali e regionali", continua Sala nell'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica che deve fare destreggiarsi tra l'ordinanza lombarda, che ha norme più stringenti, e quella nazionale. "Il punto non è chi stringe di più, non mettiamoci a fare questa gara. Penso che il presidente Attilio Fontana volesse più rapidità da parte del governo. Ma adesso basta. Non ha senso questa pioggia di ordinanze. Mettetevi insieme, lavorate e noi Comuni vi daremo una mano a elaborare e applicare le regole. I sindaci non sono nemici, ma non ne possiamo più di continue norme apparentemente non allineate", aggiunge Sala che ricorda come "A Milano, insieme ai costruttori, abbiamo deciso di bloccare anche i cantieri della nuova linea di metropolitana, la M4". Per il primo cittadino di Milano occorre riflettere sul motivo per cui la Lombardia si trova in una situazione "così difficile": la prima è "non aver fatto una zona rossa attorno a Bergamo, come chiedeva anche Giorgio Gori, è stato un errore", l'altra è che la Lombardia "ha puntato su grandi strutture ospedaliere penalizzando la rete socio sanitaria locale. I consultori non ci sono praticamente più, i medici di base sono stati abbandonati con troppi pazienti e sono diventati dei produttori di ricette. Questo non è accaduto né in Emilia Romagna né in Veneto". Se i medici e gli infermieri "sono i nostri eroi, è altrettanto chiaro, e lo dice lo stesso mondo scientifico, che gli ospedali sono potenziali centri di diffusione del contagio. Quando hai perso la capacità di fare vera assistenza domiciliare ti esponi a questi rischi. Non è l'unica causa, certo, ma quando usciremo dall'emergenza dovremo affrontare questa realtà", spiega Sala.

Nel frattempo come annunciato dall'assessore al Welfare, Giulio Gallera, è partita la verifica dei medici di base dei casi 'sospetti' a domicilio. Verifica che è possibile fare attraverso un portale. Come si legge sulle pagine del Corriere della Sera "I pazienti a casa saranno dotati di un saturimetro, ma anche seguiti con telefonate quotidiane". L'esigenza di mappare il sommerso l'ha sottolinata l'assessore Gallera stesso dicendo: "I pazienti con sintomatologia simil influenzale, di cui non è nota l’eventuale positività, devono essere considerati come sospetti casi Covid-19". Insomma, sarebbero tanti i malati in casa sfuggiti alle statistiche ufficiali. D’ora in avanti i medici di famiglia li seguiranno si più con l'obiettivo di mapparli. Le indicazioni su come farlo sono state approvate in una delibera dalla giunta regionale. La 'sorveglianza attiva' dei medici di base sarà basta su telefonate quotidiane e con il saturimetro per capire chi va in deficit di ossigeno e deve essere ricoverato di corsa in ospedale.

"Il loro numero - scrive Corriere della Sera - è sconosciuto. Ma un’idea di quanti possono essere i pazienti coronavirus a domicilio — e dunque dell’importanza di occuparsene — arriva da Milano (e provincia). Nel giro di 48 ore i medici di base sono riusciti a intercettare 1.800 malati con sintomi Covid-19 da mettere in quarantena e sorvegliare in modo stringente. È il risultato dell’attivazione di un portale informatico messo a punto dall’epidemiologo dell’Ats Milano Antonio Russo e avviato già venerdì, anticipando in accordo con Regione Lombardia il provvedimento di ieri, con l’obiettivo di essere il più veloce possibili nella città che in questo momento preoccupa maggiormente." " Nel fine settimana - prosegue l'articolo del Corriere della Sera - il 60% dei medici milanesi apre il portale e contatta 5.500 pazienti, segnalando quasi 600 casi di malati con bisogni sociali (girati ai sindaci) e i 1.800 malati Covid-19 finora sommersi che dovranno essere monitorati, anche con l’invio di unità speciali di guardia medica. A questi pazienti saranno date indicazioni su come comportarsi e — quando necessario — verrà fornito un saturimetro con le relative istruzioni d’uso e il contatto di riferimento per comunicare il proprio stato di salute."

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