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(Adnkronos) - Vittorio Domenichelli, già ordinario di diritto amministrativo all'Università di Padova, in un intervento pubblicato su 'Il Sole 24 Ore' ha espresso le sue preoccupazioni per il dossier. Non c'è dubbio, argomenta il giurista, che in caso di accertamento delle responsabilità per crollo del ponte Morandi la decadenza della concessione "sarebbe un atto dovuto", secondo quanto previsto dalle regole in caso di violazione degli obblighi imposti al concessionario. "Ma quel che sconcerta - sostiene Domenichelli - è la strada intrapresa dal Governo che, a quanto si legge, sta trattando la chiusura 'transattiva' del procedimento di revoca, quando ancora non risultano accertate le effettive responsabilità della concessionaria, a fronte della cessione da parte di Atlantia del controllo di Aspi alla Cassa Depositi e Prestiti". "Ora, qualsiasi studente di giurisprudenza sa - spiega ancora Domenichelli - che utilizzare un potere pubblico – qual è il potere di revoca – per finalità diverse da quelle per cui il legislatore lo ha attribuito costituisce un vizio del provvedimento, che si chiama eccesso di potere per sviamento, proprio perché integra un uso deviato del potere amministrativo. E non pare dubbio che potrebbe integrare questo vizio, il più grave tra le patologie dei provvedimenti amministrativi, una revoca che fosse assunta non a causa del comportamento colpevole, debitamente accertato, della società concessionaria, ma perché un soggetto diverso – la società che la controlla e alla quale non si può imputare alcuna responsabilità di quanto è accaduto, per causa o meno della concessionaria - non abbia inteso sottostare alle pretese del Governo e abbia rifiutato di cederne il controllo all’acquirente designato dal Governo stesso"."E’ evidente - prosegue il giurista - che così operando si sta coartando la libertà negoziale di un soggetto privato, che costituisce la principale espressione dell’autonomia privata, un baluardo degli ordinamenti liberi e democratici, che non può essere assoggettata al potere pubblico se non nei casi espressamente previsti dalla legge. E certo nessuna legge consente al Governo, massimo esponente del potere pubblico, di imporre ad una persona, fisica o giuridica che sia, di alienare a terzi alcuno dei beni che questa possieda. Né costituisce un’attenuante, anzi appare piuttosto un’aggravante, che il potenziale acquirente indicato dal Governo sia la Cdp, un ente controllato dallo Stato, che oltretutto sembrerebbe voler comprare a un prezzo non verificato dal mercato: il che espone il Governo all’accusa di voler favorire sé stesso e la Cassa a quella di tradire la sua natura di 'market unit' che le impone di operare nel mercato alla stregua di qualsiasi operatore privato. Tutta la complessa vicenda è oggetto di incaute dichiarazioni a mezzo stampa di esponenti di primo piano del Governo che ovviamente incidono pesantemente sui titoli di una società quotata in borsa".





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