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Caltanissetta, 20 mag. (Adnkronos) - "Definire questo processo 'epocale' è anche riduttivo". Inizia con queste parole la sua arringa difensiva, l'avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia di Paolo Borsellino, parte civile nel processo sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio. "Il pm Stefano Luciani all'inizio della requisitoria ha ritenuto di chiedere scusa alle parti civili presenti, io vorrei rassicurare il dottor Luciani che non è lui che deve chiedere scusa, perché ha dato un contributo fondamentale per almeno 13 anni alla ricostruzione di questi eventi così dolorosi - dice l'avvocato Trizzino - Sono altri i pm che avrebbero dovuto chiedere scusa. Scuse mai arrivate. Nonostante noi crediamo che loro siano in qualche modo convolti nel confezionamento di quello che è stato definito nella sentenza 'Borsellino quater' come uno dei 'più grandi depistaggi' della storia giudiziaria italiana". Presente in aula anche Manfredi Borsellino, figlio di Paolo Borsellino, che è funzionario di Polizia. Sono poliziotti anche i tre imputati, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di concorso in calunnia aggravata, perché secondo la Procura avrebbero imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso. "Mi rendo conto che è un'affermazione forte e dolorosa- dice Trizzino- ma visto il contegno tenuto nel corso del loro esame, per quanto riguarda la dottoressa Palma e Petralia come indagati di reato connesso, e il dottor Di Matteo, noi diciamo che 'per quanto loro si possano credere assolti, riteniamo che siano lo stesso per sempre coinvolti', e lo dimostrerò nel corso di questa arringa la validità". L'avvocato cita il testo di una canzone di Fabrizio De Andrè, 'Canzone del maggio', che recita: "Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio, se la paura di guardare, vi ha fatto chinare il mento, se il fuoco ha risparmiato le vostre Millecento, anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti". I giudici Annamaria Palma e Carmelo Petralia erano stato indagati dalla Procura di Messina per concorso in calunnia, sempre per la gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino, ma il gip ha archiviato la loro posizione. Mentre Antonino Di Matteo, oggi consigliere del Csm, era stato il pm che si era occupato della prima inchiesta sulla strage Borsellino.





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