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Roma, 22 ott. (Adnkronos/Labitalia) - Tra sblocco dei licenziamenti e avvio delle ristrutturazioni aziendali i prossimi mesi saranno difficilissimi per le imprese e i lavoratori italiani, e in particolare per i dipendenti delle piccole aziende, che saranno tra quelli più a rischio di perdere il posto di lavoro. E' uno degli aspetti che emergono dall’indagine 'Crisi, emergenza sanitaria e lavoro nelle pmi', che sarà presentata al Festival del Lavoro in programma oggi e domani 23 ottobre, e condotta dalla Fondazione Studi consulenti del lavoro tra fine settembre e metà ottobre sugli iscritti all’Ordine che, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, hanno accompagnato le imprese nella gestione della crisi. Tra le tipologie di lavoratori più a rischio, i consulenti del lavoro non hanno dubbi ad individuare al primo posto (con il 41,1% delle risposte) appunto i dipendenti delle piccole aziende: come confermato da diversi elementi emersi dall’indagine, è in questo segmento produttivo che potrebbero concentrarsi il grosso delle perdite e determinare, per gli addetti che vi lavorano, un rischio molto maggiore rispetto a chi lavora in aziende più strutturate. A seguire, ma ben distanziato, circa un terzo dei rispondenti indica i commercianti come specifica categoria a rischio, molto più di quanto non lo siano gli artigiani, indicati solo al decimo posto tra le figure a rischio di perdere il lavoro. Subito dopo vengono i lavoratori a bassa qualificazione (29,5%), già individuati dalle recenti statistiche ufficiali come un segmento particolarmente critico e gli over 55 (31,4%): l’esigenza di ricambio, legata anche al fabbisogno di nuove competenze per il rilancio delle imprese, rischia di vedere la componente senior dell’occupazione più penalizzata di altre. Al confronto, giovani (27,1%) e donne (27,9%) dovrebbero rischiare di meno: ma entrambe le categorie che, come noto, sono quelle risultate più fortemente interessate dai negativi bilanci occupazionali di metà anno divulgati dall’Istat, si collocano in posizione alta quanto a rischio di perdita di lavoro. Quasi lo stesso livello di rischio presentano i lavoratori autonomi in generale (26,1%), e immediatamente dopo, i liberi professionisti (23%), mentre in fondo alla graduatoria, tra le categorie che, secondo i Consulenti del Lavoro, dovrebbero presentare una maggiore tenuta occupazionale, vi sono dipendenti di aziende medio grandi, immigrati, lavoratori part time, laureati e uomini.





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