Roma, 12 apr. (Adnkronos) - “Le proteste ci sono perché non ci sono riferimenti anche temporali sulle riaperture. Più passa il tempo e più le cose peggiorano. La nostra categoria è una bomba a orologeria”. Lo dice Alessandro Tomei intervistato dall'Adnkronos su ‘IoApro’, il sit-in dei ristoratori di oggi pomeriggio davanti al Parlamento. “Non è facile organizzarsi – sottolinea lo chef – se non si sa con un certo anticipo una data. Ci vuole tempo per organizzarsi, non basta dire ‘apro’”. “La ristorazione – prosegue Tomei – andrebbe considerata come un’industria del nostro Paese e con tutto questo tempo in cui siamo rimasti chiusi non si potrà pensare, quando riapriremo, di pagare tasse e affitti arretrati. Bisogna che si riconosca che c’è stata una guerra e ci devono agevolare. Non siamo considerati un ‘settore’, invece siamo imprenditori e ‘alti artigiani’: se chiude un’acciaieria, i sindacati si mobilitano perché vanno a spasso centinaia di persone. Mentre noi siamo frammentati e lasciati singolarmente al nostro destino”. “Non c’è una struttura che tuteli il turismo e la ricezione – conclude - il problema è il frazionamento delle attività, per cui se una chiude non importa a nessuno. In Francia invece un cuoco è considerato una persona socialmente e culturalmente utile. Il cibo in Italia è cultura da mille anni, ma in Francia ha fatto la rivoluzione perfino chi vende le ostriche. Dobbiamo essere tutelati: ad esempio il parmigiano, il formaggio più buono del mondo, all’estero si chiama ‘Parmisan’, mentre il brie si chiama ‘brie’ e non può avere nessun altro nome. Non siamo tutelati affatto, ma mi auguro che da tutto questo prima o poi arrivi qualcosa di positivo”.
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