Milano, 25 nov. (Adnkronos Salute) - “Il tumore al seno triplo negativo è molto aggressivo e quindi è importante conoscerlo bene. Bisogna far sì che le donne sappiano cosa le aspetta e il loro percorso di cura. L’informazione è importantissima. Nel sito che abbiamo appena lanciato ci sono tutte le informazioni e le donne potranno trovare le associazioni che accolgono persone che hanno vissuto l’esperienza di un tumore”. Così Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, a margine del lancio della campagna “Donne in meta” che vuole educare e sensibilizzare sul tema del carcinoma mammario metastasico di triplo negativo. Una campagna promossa da Gilead con il patrocinio proprio di Europa Donna.“Donne in meta vuole aiutare le donne a raggiungere l’obiettivo che si sono prefisse – prosegue Rossana D’Antona – affrontare la malattia con determinazione e uscirne. Questo è il senso della campagna. Noi, come Europa Donna, abbiamo patrocinato con interesse e partecipazione questo percorso usando gli strumenti che abbiamo a disposizione come l’alleanza con la medicina, con le altre associazioni, il supporto ai caregiver. Accompagnare una donna con questo tipo di malattia non è facile, per questo abbiamo prodotto un libretto di istruzioni e consigli proprio rivolto ai caragiver”. Per il lancio della campagna sono stati presentati i dati di un’indagine condotta da Elma Research: “Si tratta di un’indagine su 100 pazienti con carcinoma mammario di triplo negativo e su alcuni loro partner – spiega Elena Ripamonti, founder e Ceo di Elma Research – Sono emerse figure di donne di grande resilienza che attraversano nel loro percorso un vissuto di emozioni differenti e che si trasformano: dalla paura al momento della diagnosi si arriva poi a un senso di speranza, ottimismo e accettazione. La paura rimane sempre di sottofondo perché il grande tema è quello del tempo. La paura iniziale è quella di non sapere quanto tempo si avrà a disposizione e come evolverà la malattia. Si ha inoltre molta paura di non scoprire in tempo le metastasi perché alcuni esami diagnostici non sono previsti nel percorso terapeutico”.
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