Milano, 5 mag.(Adnkronos) - Prezzi alle stelle e mancanza di materie prime. Le imprese dopo il covid fanno i conti con la difficoltà di approvigionamento di materiali, con il paradosso di aumentare il portafoglio ordini, ma di non riuscire a produrre. Ma non solo. Si fatica pure a trovare tir e container. E dopo il rincaro del 52% registrato dall'indice Lme nel 2020 dovuto al taglio della produzione legato al covid, nei primi quattro mesi dell'anno la corsa è proseguita con un incremento del 22%. E il sistema ora rischia di avvitarsi, mentre il prezzo del rame è arrivato a sfiorare il record registrato nel 2011 mantenendosi sopra i 10mila dollari contro i 4800 dollari toccati il 23 marso del 2020. Una situazione difficile e complicata come spiega uno dei maggiori esperti italiani di commodity, Gianclaudio Torlizzi, direttore generale della società di consulenza finanziaria T-Commodity. ''L'effetto combinato del covid che nel 2020 ha tagliato la produzione di materie prime e poi la ripresa targata Cina e Usa -spiega Torlizzi all'Adnkronos- ha fatto scattare i prezzi verso l’alto perché ora non si riesce a stare dietro alle richieste, con le imprese che paradossalmente non riescono a lavorare perché non hanno i materiali per farlo, strozzature sul lato dell’offerta che non sembrano allentarsi pur essendo passato un anno dal picco pandemico. Da un calcolo nostro il listino ordini delle imprese manifatturiere dovrebbe registrare un incremento del fatturato del 10% rispetto ai livelli pre-covid''.Ma problemi si registrano anche sul fronte dei trasporti, con la difficoltà da parte delle imprese a trovare i container per farsi spedire la merce e i noli per gli affitti dei camion che nel frattempo sono raddoppiati. Per uscirne, secondo Torlizzi, si potrebbe incidere cercando di migliorare il contesto legato all'offerta. ''malgrado si stia vivendo una grande carenza di materiale, -dice- esistono ancora delle misure di salvaguardia alle importazioni di acciaio e altri metalli. Bruxelles dovrebbe almeno temporaneamente sospenderle per garantire un minimo di offerta in più''. Nel lungo termine secondo l'esperto si potrebbe pensare a quella che è la politica attuata dagli Usa, ''una politica di reshoring cioè di reindustrializzazione dentro i confini e accorciare le filiere produttive verso i paesi vicini. Dico questo perchè sul fronte dei consumi di materie prime in Europa si dovrebbe assistere nei prossimi anni a un forte incremento grazie ai fondi del recovery plan, una parte consistente sarà dirottata verso le infrastrutture''.
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