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Canazei, 10 lug. (Adnkronos) - Gli occhi rivolti alla cima, un po' di paura a guardare quel palazzo di ghiaccio alto 70 metri che si è sbriciolato e ha ucciso 11 persone, ma non si smette di salire, esplorare, vivere la montagna. La vetta della Marmolada resta chiusa, e probabilmente lo sarà per settimane, ma la regina delle Dolomiti continua a essere tra le mete del turismo straniero o di un'escursione in giornata. A sette giorni dalla valanga c'è qualche nuvola in più, bar e rifugi più a valle restano aperti, una visuale che non risparmia la vista di una ferita aperta che per tanti segna uno spartiacque tra un prima e un dopo della montagna. Il cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacci sono le cause di una tragedia che per tanti ha il sapore di "disgrazia". La procura di Trento indaga per disastro colposo, saranno i periti (glaciologi e ingegneri idraulici) a dare risposte, mentre le ricerche continuano anche oggi, come nei prossimi giorni, ma il bilancio è ormai definitivo: 11 morti. Tra le vittime tre donne (Erica Campagnaro, Manuela Piran e Liliana Bertoldi), due alpinisti della Repubblica Ceca (Pavel Dana e Martin Ouda), Nicolò Zavatta (22 anni) il più giovane delle vittime, e ancora Filippo Bari, Paolo Dani, Tommaso Carollo, Davide Miotti e Gianmarco Gallina. Pesante il bilancio per il Veneto con otto vittime, ben sette della sola provincia di Vicenza. Scende a cinque il numero dei feriti ancora negli ospedali della zona. Vite diverse ma un "dolore unico" per i parenti, come ha ricordato ieri l’arcivescovo di Trento nella sua omelia e come stamattina ha ripetuto don Mario Bravin, il parroco di Canazei che alterna la tonaca alla divisa da vigile del fuoco e che ha partecipato ai soccorsi. "Fino a quando nel mondo ci sarà un uomo che sa provare compassione allora l’uomo avrà un futuro". E la pietas umana la squadra interforze dei soccorritori l’hanno mostrata anche oggi quando alcuni familiari delle vittime - una quindicina accompagnati da psicologi - hanno sorvolato il ghiacciaio, pochi minuti, quanto basta, per sentirsi più vicini a chi non potranno più abbracciare.





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