(Adnkronos) - Dopo le prime avvisaglie di febbraio e nei primi mesi della prima ondata, "l'amministrazione, che è stata molto brava nel gestire la Milano internazionale e grande metropoli, è rimasta offuscata. La reazione che ha avuto non è quella che ci si sarebbe aspettato da un sindaco che è anche un manager", osserva Pasini. Ora, è il momento di riflettere e capire a fronte di questi traumi "come ridisegnare la morfologia della città, non una Milano 'drogata' da impulsi esterni, ma una Milano che deve ritrovare una sua identità". Forse più introspettiva, lenta ma non troppo, perché "i fondamentali rimangono ancora quelli, è la città della conoscenza, del sapere biomedico, delle università, degli imprenditori". Ma ora c'è una criticità forte: "Con il coronavirus, Milano si è impoverita dal punto di vista materiale. Chi soffre di più è anche chi aveva già problemi quando Milano andava bene. Certo, ci si può rialzare in fretta, Milano è una città operosa, che vuole fare da sé, ma serve maggiore attenzione alle fragilità e alle fasce deboli". E dunque pragmatismo, ma anche visione, capacità di immaginare la Milano del 2030. Oggi, sostiene Pasini, "è difficile fare elaborazione nei partiti politici, che sono sempre più contenitori vuoti, sia a livello nazionale che locale". Con il lockdown, "è peggiorato lo smarrimento rispetto alla politica in generale". Alle prossime amministrative, "le coalizioni rimarranno distinte, sì, ma sarà molto importante come si presenta il candidato dal punto di vista della sua personalità". Oggi, "i cittadini sono più disincantati rispetto alle 'sirene' dei partiti e dei centri poteri, che contano molto meno dal punto di vista della visibilità. Le preferenze, ormai, si modellano con i social".
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