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Roma, 14 giu. (Adnkronos Salute) - Le proteine plasmatiche sono la materia prima con cui produrre farmaci plasmaderivati, veri e propri salvavita per malati rari, cronici e immunodepressi. "Tuttavia, nel mondo il 65% del plasma raccolto proviene dagli Stati Uniti. Anche il 35% del plasma utilizzato in Europa arriva dagli Usa". E' quanto afferma Danilo Medica, presidente del Gruppo Emoderivati di Farmindustria, in occasione della Giornata mondiale del donatore di sangue 2021, a cui Farmindustria aderisce con una campagna di comunicazione lanciata sui propri social. "Nel nostro Paese - spiega Medica - attraverso il Programma nazionale di autosufficienza, le Regioni raccolgono circa 870 tonnellate di plasma che consentono di soddisfare la domanda per alcuni farmaci derivati anche al 70-75%, ma per altri, come le immunoglobuline anti-epatite e anti-tetano per esempio, siamo totalmente dipendenti dagli Stati Uniti perché questo tipo di plasma oggi non viene ancora raccolto in Italia". Sul calo della raccolta di plasma in nel nostro Paese nel 2020, a causa della pandemia da Covid, Medica non ha dubbi: "In Italia si è registrata una flessione di circa il 2%" e "non c'è alcun allarme, sebbene le aziende del settore si stiano preparando ad affrontare situazioni di carenza. Ben peggiore, invece, la situazione negli Stati Uniti dove nel maggio 2020 la raccolta di plasma è crollata del 40%, poi su base annua si è attestata a -20%. E la cosa che più che preoccupa è che anche i primi mesi 2021 hanno evidenziato la stessa dinamica. Gli analisti, però, concordano che probabilmente si riuscirà a tornare a un aumento dei volumi entro fine 2021. Però dalla donazione del plasma al farmaco pronto passano in media 8-12 mesi, e nel frattempo la domanda a livello mondiale continua a crescere". Tra i tanti danni che la pandemia ha prodotto, ricorda Medica, "registriamo anche un aumento significativo del costo del plasma". Per questo motivo, "in un contesto in cui l'offerta fa veramente fatica a soddisfare la domanda - sostiene il presidente del Gruppo Emoderivati di Farmindustria - è necessario mettere in atto tutte le soluzioni possibili per fare in modo che non manchi mai l'accesso ai farmaci plasmaderivati ai pazienti, per i quali rappresentano l'unica terapia disponibile". Per Medica è necessaria una "corretta programmazione per i plasmaderivati. Gli Stati Uniti dal 2012 hanno un Piano di sicurezza nazionale che ha incluso il plasma e i plasmaderivati tra quelle risorse sanitarie strategiche per il Paese. Questo significa che, in caso di eventi che possano minacciare la sicurezza nazionale, i plasmaderivati devono essere in misura prioritaria utilizzati negli Usa, anche a scapito di accordi commerciali. E mentre negli Stati Uniti c'è questa situazione, negli ultimi mesi gran parte dei Paesi europei ha fatto in modo che si arrivasse a una rinegoziazione dei plasmaderivati, implementando anche l'approvvigionamento. Mi riferisco alla Francia". Criticità che "come Farmindustria abbiamo segnalato alle istituzioni già nel luglio 2020 - sottolinea - e a novembre scorso si è insediato un tavolo con ministero della Salute, Aifa, Regioni, Farmindustria, Centro nazionale del sangue e associazioni di pazienti emofilici e donatori. Obiettivo: trovare soluzioni a una probabile carenza di immunoglobuline. Da parte nostra abbiamo avanzato delle proposte, ora siamo in attesa di capire se queste proposte si tradurranno in azioni concrete". Per continuare a garantire l'accesso costante ai farmaci plasmaderivati, per Medica occorre "compiere un ulteriore sforzo: oltre a una corretta pianificazione di medio-lungo periodo negli approvvigionamenti - evidenzia - necessario rivedere alcune misure per il contenimento della spesa farmaceutica, ridurre i tempi di importazione del plasma in Italia". In Italia le aziende del settore sono 7: 6 multinazionali e una tutta italiana, dislocate prevalentemente nel Centro-Nord. Vi operano 1.700 addetti, con un fatturato per i prodotti commerciali annuo di 270 milioni di euro. "Si tratta di un settore che non può prescindere dall‘impegno dei donatori - conclude il presidente del Gruppo Emoderivati di Farmindustria - Nel 2020 l'Italia ha segnato una flessione solo del 2% rispetto al 2019, mentre ad oggi abbiamo un +6, dunque l'impatto che abbiamo visto negli Stati Uniti nel nostro Paese non c'è stato. Inoltre, voglio ricordare che i 1.600 donatori italiani compiono uno sforzo encomiabile, e siamo certi che grazie alla sensibilità degli italiani potremmo riprendere a crescere nella raccolta di questa risorsa strategica per il Paese. Ma sappiamo che occorre guardare al futuro, anche puntando sulla fidelizzazione dei giovani".





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